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L’eredità nota di Silvio Berlusconi vale 2 miliardi da distribuire (con prudenza) ai cinque figli

12 Giugno 2023 - 18:12 Franco Bechis
La cifra di 1,89 miliardi si divide tra patrimonio netto distribuibile delle società, immobilizzazioni finanziarie, immobili

Quanto vale l’eredità di Silvio Berlusconi? Un po’ meno di 2 miliardi di euro secondo il calcolo di Open. La cifra precisa è infatti di 1 miliardo e 891 milioni di euro fra patrimonio netto distribuibile delle società da lui stesso controllate direttamente, immobilizzazioni finanziarie delle stesse e immobili posseduti o personalmente o attraverso le società controllate direttamente. L’unica voce che manca al calcolo è quella – ignota – del valore degli investimenti finanziari personali: liquidità investita in Italia o all’estero, titoli di Stato posseduti, depositi sui vari conti correnti. Sono cinque le società per azioni controllate direttamente dalla persona fisica Berlusconi. Quattro sono le holding (Prima, Seconda, Terza e Ottava) che controllano il 61,56% del capitale della Fininvest, la holding del gruppo di cui un ulteriore 1,32% delle azioni è intestato direttamente al fondatore del gruppo. La quinta società è la Dolcedrago spa. Riportano alle cinque anche le principali società immobiliari: la Immobiliare Dueville, la Brianza Due e la Idra Immobiliare, la più importante, perché controlla decine di immobili e fra queste le tre abitazioni principali del cavaliere: villa San Martino ad Arcore, la villa di Macherio dove abitò a lungo l’ex moglie Miriam Bertolini (alias Veronica Lario) e villa Certosa in Sardegna. Complessivamente tutte queste società controllate da Silvio Berlusconi hanno un patrimonio netto distribuibile di 892.189.369 euro.

Le società e gli immobili

Nei bilanci delle stesse società ci sono immobilizzazioni finanziarie (il valore di altre società a loro volta controllate) per un totale di 552.328.997 euro. E immobili controllati in bilancio per un valore complessivo di 442.177.414 euro, la maggiore parte dei quali deriva appunto dalla Idra immobiliare. Si tratta di cifre inserite a bilancio che non rappresentano però il valore di mercato del mattone, perché anno dopo anno gli investimenti sono stati parzialmente ammortizzati e non tengono conto dell’andamento del mercato immobiliare e della esclusività di alcune di quelle ville. Secondo indiscrezioni più volte pubblicate in questi anni investitori arabi hanno offerto una cifra simile per la sola villa Certosa in Sardegna. Quindi se messe sul mercato quelle ville potrebbero valere assai di più. In sei città ci sono anche alcuni immobili intestati direttamente a Silvio Berlusconi persona fisica: a Milano, a Casatenovo in provincia di Lecco, a Lesa in provincia di Novara, a Trieste (due immobili ricevuti in eredità da un fan di Forza Italia e del Cavaliere) e a Lampedusa e Linosa dove fu acquistata una villa per dimostrare agli abitanti del posto che il governo di centrodestra avrebbe risolto l’emergenza immigrazione rilanciando il turismo. Tutti insieme questi immobili secondo le valutazioni di Cerved-mercato immobiliare, hanno un valore prossimo ai 5 milioni di euro, ovviamente destinato ad entrare nell’asse ereditario legittimo o ad essere ricompreso nel testamento.

La divisione di Fininvest

Il passaggio più delicato resta naturalmente quello delle partecipazioni dirette o indirette nel capitale di Fininvest. Silvio Berlusconi aveva già diviso da anni il 42,29% della società fra i cinque figli. Pier Silvio ne ha il 7,65% attraverso la Holding italiana quinta. Marina ne ha quota analoga attraverso la Holding italiana quarta. Gli altri tre figli, Eleonora, Barbara e Luigi ne avevano una quota un pizzico inferiore (7,14% a testa) riunita per un complessivo 21,42% nella Holding italiana quattordicesima. Secondo l’asse ereditario legittimo la quota del padre dovrebbe essere divisa in parti uguali fra i cinque figli. E tutto filerebbe liscio se i cinque andassero d’amore e d’accordo come sembra avvenga oggi. Non c’è dubbio però che con la divisione in parti uguali i tre figli di secondo letto avrebbero la maggioranza di quella Fininvest in cui sono invece da anni impegnati a vario livello manageriale Piersilvio e Marina, i due figli di primo letto. Questo rischio probabilmente è affrontato nel testamento, ma non è nota la soluzione adottata. Una semplice potrebbe essere la divisione del gruppo in parti uguali fra figli di primo letto e figli di secondo letto. Ma certo le quote personali di questi ultimi sarebbero sensibilmente meno rilevanti di quelle lasciate a Piersilvio e Marina. La seconda soluzione per evitare di spaccare gli eredi è quella di lasciare parte della propria quota a un soggetto terzo in grado di fare da ago della bilancia fra i possibili litiganti: una persona fisica di fiducia, o una persona giuridica con una architettura studiata da tempo per mantenere la pax familiare. Un segreto però ben custodito nel testamento.

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