Il sindacato degli influencer chiede il diritto alla pausa (ma senza pagarla cara), le proposte in Senato su diritto d’autore e il ban delle piattaforme

Assoinfluencer chiede una regolamentazione più trasparente alle società proprietarie dei social al fine di tutelare i creators: ecco di cosa si tratta

Il mercato degli influencer vive di grandi incertezze lavorative. O almeno questo è quanto denuncia Assoinfluncer, l’associazione italiana di categoria – inserita nell’elenco delle Associazioni Professionali del ministero dello Sviluppo Economico – che ha l’obiettivo di rappresentare e tutelare gli interessi di influencer content creators. Per questo hanno deciso di avanzare alcune proposte alla Commissione Cultura del Senato. Tra queste spicca la richiesta di promuovere iniziative per garantire il raggiungimento degli accordi tra le collecting society, ovvero quelle che si occupano di intermediazione dei diritti d’autore, e le società proprietarie dei social. L’obiettivo è tutelare l’interesse tanto degli autori quanto dei creators che si avvalgono della loro opera coinvolgendo i rappresentanti di tutte le categorie interessate in caso di momenti di crisi.


Più trasparenza quando si penalizza un utente

Il sindacato degli influencer chiede poi alle società dei social di mettere in atto procedure più trasparenti ed eque per gli utenti che hanno fatto di queste piattaforme il proprio lavoro. In particolare, fanno riferimento a tutte quelle azioni che i social intraprendono per penalizzare un utente. Ad esempio, lo shadowban, che nasconde un determinato utente o i suoi contenuti alla comunità online, o la demonetizzazione, che blocca il guadagno da un video. Secondo Assoinfluencer, tutte queste operazioni vengono adottate senza coinvolgere in modo adeguato l’influncer sanzionato che – scrivono nel loro comunicato – «ha spesso difficoltà di dialogo con i referenti delle aziende, specie se sostituiti da sistemi automatizzati. E tutto ciò rende difficile ottenere o fornire chiarimenti in un contraddittorio basato su regole di trasparenza ed equità tra le parti».


Time to rest: prendersi una pausa, ma senza pagarla cara

Un’altra proposta di Assoinfluencer si chiama Time to rest. Si tratta di una funzione da aggiungere in ogni social che permette di stabilire un determinato numero di giorni all’anno in cui il profilo di un utente non sarà considerato inattivo nonostante non pubblichi alcun tipo di contenuto. L’obiettivo è quello di dare la possibilità di non utilizzare le piattaforme in un preciso lasso di tempo, ma senza subirne le penalizzazioni in termini di indicizzazione e monetizzazione. «In molti casi, la necessità di mantenere un livello di performance elevato, al fine di garantirsi una stabilità reddituale, spinge il professionista a ritmi lavorativi insalubri con la creazione e diffusione di contenuti digitali pressoché giornaliera», spiega l’associazione di categoria. Di fronte a queste sollecitazioni, chiedono quindi di istituire un tavolo tecnico al Ministero di competenza per confrontarsi su queste istanze.

La crescita (continua) del mercato degli influencer

Il mercato italiano degli influencer – stando ai dati di DeRev Lab7 – valeva circa 280 milioni di euro nel 2021, con una crescita rispetto all’anno precedente del 15%. A livello mondiale la cifra sale, invece, a 14 miliardi contro i 9,7 miliardi del 2020. Secondo un’analisi della Global Consumer Survey, il nostro Paese è quarto nella classifica mondiale per quanto riguarda il potere degli influencer di orientare gli acquisti dei consumatori. Ai primi posti si posizionano Brasile, India e Cina. Al quinto posto, invece, gli Stati Uniti. Inoltre, tra gli Europei, gli italiani sono quelli più influenzabili perché il 22% del campione intervistato ha dichiarato di aver fatto almeno un acquisto per una celebrità o un influencer che sponsorizzava un prodotto.

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