Ancora incerti i tempi per il prossimo congresso, ma intanto il partito azzurro corre ai ripari per dare un primo segnale dopo la morte del Cav
È corsa contro il tempo in Forza Italia per dare un primo segnale dopo la morte di Silvio Berlusconi e il crescere delle incertezze sul futuro del partito. Secondo fonti qualificate forziste, prende sempre più corpo l’ipotesi che Antonio Tajani prenda in mano la guida del partito, con la nomina del vicepremier a presidente pro tempore. Una scelte che le fonti interne considerano «non contestabile», essendo stato lui il più alto in grado nominato direttamente da Berlusconi e per la necessità vitale di «continuità». Intanto domani 16 giugno è stata annunciata una conferenza stampa, la prima con i nuovi vertici del partito che dovrebbero indicare le tappe future. All’appuntamento con i giornalisti sono attesi oltre a Tajani, anche i due capigruppo Paolo Barelli e Licia Ronzulli. Non è esclusa la presenza anche di Marta Fascina. Da statuto, il reggente del partito deve essere nominato dal Consiglio nazionale, che deve essere convocato dal comitato di presidenza. La nomina di Tajani resterà temporanea «per il periodo strettamente necessario per la convocazione del Congresso nazionale», ma sull’indicazione di tempi più precisi nessuno avrebbe intenzione di sbilanciarsi.
Il giorno dopo il naufragio di un barcone carico di migranti partito dalla Libia e diretto verso l’Italia, i soccorritori greci continuano ad operare al largo della costa di Kalatama nella speranza, sempre più flebile, di trovare altri superstiti di quella che appare sempre più chiaramente come una delle peggiori tragedie della rotta del Mediterraneo centrale. Il bilancio ufficiale delle vittime del naufragio è fermo da ieri a quota 78. Ma le cifre definitive del disastro potrebbero essere molto diverse. Secondo quanto emerge dalle ricostruzioni delle autorità, si stima che stipati su ogni angolo della nave rovesciatasi all’alba di mercoledì a 80 km dalla costa greca vi fossero circa 750 persone. Ma ad essere tratti in salvo dopo il naufragio sono state, sin qui, soltanto 104 persone. «Tutti uomini di età compresa tra i 16 e i 40 anni, provenienti da Afghanistan, Pakistan, Siria e Egitto», ha fatto sapere il vicesindaco di Kalamata Giorgos Farvas. Per questo si teme realisticamente che le vittime della tragedia potrebbero essere fino a 600, come ha confermato oggi Manolis Makaris, il medico che ha accolto i superstiti nell’ospedale di Kalamata. Tra queste, purtroppo, potrebbero esserci molti minori. Secondo quanto riportato dagli stessi sopravvissuti al naufragio ai medici che li stanno curando, nella stiva del peschereccio erano stati nascosti «circa 100 bambini».
Lutto nazionale a 10 giorni dalle elezioni
«Questa potrebbe essere la peggior tragedia marittima in Grecia da anni», ha detto la portavoce dell’Unhcr Stella Nanou. Ieri stesso il governo ad interim di Atene ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Una coltre di dolore «ufficiale» che non è servita però a nascondere le polemiche sulla gestione di quanto accaduto da parte delle autorità, in uno schema che ricorda quello presentatosi in Italia dopo il naufragio di Cutro. A dieci giorni dal nuovo appuntamento elettorale (25 giugno), sul quale scommette il premier uscente Kyriakos Mitsotakis per ottenere la maggioranza assoluta dopo il «successo dimezzato» del mese scorso, la vicenda rischia di diventare una patata bollente politica per il centrodestra di governo. I partiti hanno sospeso tutti gli appuntamenti collegati alla campagna elettorale, ma non le dichiarazioni sul caso, che politico è eccome. «La nostra civiltà sta attraversando una crisi decisamente profonda. Oggi la vita umana non ha sempre lo stesso valore, varia a seconda del colore della pelle, della nazionalità e origini della persona», ha commentato l’ex premier e leader della sinistra di Syriza Alexis Tsipras.
Il j’accuse contro le autorità e gli arresti degli scafisti
Ma l’attacco più duro contro le autorità greche è arrivato questa mattina dalla stampa. La Guardia costiera ellenica ha infatti dato versioni contrastanti su quanto accaduto, riporta l’agenzia di stampa Dire, ma ha sostenuto che l’incidente sia avvenuto al di fuori delle sue acque territoriali e che le persone a bordo avrebbero addirittura rifiutato i soccorsi. Una giustificazione penosa, per il quotidiano Efimerida ton Sintakton, uscito oggi con in prima pagina la parola “vergogna” scritta in greco e altre sei lingue, tra cui l’italiano. La testata ha anche intervistato un ammiraglio della Guardia costiera in pensione che ha chiarito come, rifiuto dei soccorsi o meno, la Guardia costiera aveva il dovere di intervenire, essendo stata allertata da Frontex oltre che dalle autorità italiane, e considerato che il peschereccio alla deriva era «un cimitero galleggiante». Il primo ministro uscente Mitsotakis si è difeso puntando il dito contro «le reti criminali dei trafficanti», sostenendo che ora «la priorità è salvare vite» e, sul piano politico, «questa tragedia mette in luce in modo drammatico che la migrazione rimane un problema che richiede una politica europea coerente». Proprio in questa direzione va l’operazione condotta oggi dalle forze dell’ordine di Atene: secondo la tv pubblico Ert, 11-12 persone sono state arrestate, accusate di essere gli scafisti del peschereccio. Si tratterebbe di persone di origine egiziana, identificate dai migranti soccorsi, che avrebbero pagato tra i 4 mila ed i 6 mila dollari ciascuno per il viaggio.
La versione italiana e quella greca
Questo pomeriggio sulla vicenda è intervenuta anche la Guardia costiera italiana, per fornire la propria ricostruzione dei fatti e scaricare essenzialmente sui colleghi greci ogni responsabilità. «Il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano ha ricevuto martedì mattina una e-mail che indicava un barcone in difficoltà, con a bordo circa 750 migranti – fa sapere la Guardia costiera italiana – Nella segnalazione non era fornita alcuna posizione, ma veniva riportato solo il numero di un telefono satellitare presente a bordo. La Centrale operativa della Guardia costiera di Roma, ricevuta la comunicazione, ha contattato il numero, avviando nel contempo le procedure di localizzazione del telefono. Accertato che l’imbarcazione era nell’area di responsabilità per la ricerca e soccorso in mare greca, a 60 miglia nautiche dalle coste greche e a 260 miglia nautiche dalle coste italiane, la Centrale ha contattato subito la Guardia costiera greca, fornendole tutte le informazioni utili per le operazioni di soccorso». Secondo la Guardia Costiera greca, ricostruisce Il Fatto Quotidiano, il primo contatto con il peschereccio è avvenuto alle 16 (ora italiana) di martedì, quando non era stata fatta alcuna richiesta di aiuto. Il ministero della Navigazione greco avrebbe poi provato a contattare l’imbarcazione numerose volte, ma gli sarebbe sempre stato risposto, è la versione ufficiale, che l’imbarcazione voleva navigare verso l’Italia. Una nave con bandiera maltese ha poi fornito cibo e acqua intorno alle 20, e un’altra solo acqua tre ore dopo. Sino a che nel cuore della notte di mercoledì, all’1.40 circa, dal peschereccio è arrivata una richiesta di soccorso alla Guardia costiera greca per un malfunzionamento del motore. Era troppo tardi: poco dopo il barcone si è capovolto, per poi affondare nell’arco stimato di un quarto d’ora.