La prima piazza Berlusconi? «La faccio io ad Arpino», l’ordine del sindaco Sgarbi. Sala frena: «Aspetta anche Veronesi, che ha salvato vite»

Il neo sindaco del piccolo comune in provincia di Frosinone ha intenzione di bruciare sul tempo tutti i suoi colleghi. Ma il primo cittadino di Milano insiste: «Per legge non si può fare»

Non sarà la sua Milano, ma la piccola Arpino nel Frusinate a dedicare a Silvio Berlusconi la prima piazza dopo la sua scomparsa. Questa almeno la convinzione del neo sindaco Vittorio Sgarbi, fortemente intenzionato a superare ogni ostacolo burocratico per realizzare il primo omaggio all’ex premier. Il giorno dopo i funerali di Berlusconi in Duomo a Milano, il sottosegretario alla Cultura e sindaco dallo scorso maggio ha detto di aver già lanciato l’ordine per i suoi funzionari: «Ho impartito una specifica direttiva ai miei uffici, perché si provveda in tempi brevi a individuare la piazza o il giardino da dedicare a un grande leader politico – dice Sgarbi che ha già chiara la motivazione da inserire nella delibera – che è stato prima di tutto un coerente uomo delle istituzioni e uno statista che ha servito l’Italia anche quanto non è stato al Governo, improntando le scelte politiche al senso di responsabilità». Sgarbi si aspetta già dure polemiche per la sua decisione, soprattutto dai colleghi sindaci alle prese nelle ultime ore con gli esponenti di tutta Italia di Forza Italia che spingono per l’intitolazione di strade, piazze, rotonde o il Ponte sullo Stretto: «Non temo le polemiche e invito gli altri colleghi che si riconoscono nell’area liberale e riformista a seguire il mio esempio».


La legge sui 10 anni

Una proposta simile era già partita in Puglia con il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale Paride Mazzotta, che vorrebbe spingere tutti i comuni pugliesi a intitolare quanto prima una via a Berlusconi. A frenare i sindaci però c’è la legge, che impone senza eccezioni di intervenire nella toponomastica solo a distanza di 10 anni dalla scomparsa del personaggio in questione. Di traverso prima di tutti si è messo il sindaco di Milano Beppe Sala, che prima dell’arrivo delle prime richieste ufficiali ha messo in chiaro che una “via Silvio Berlusconi” per il momento «non si può fare. Non almeno per i prossimi 10 anni». Sala cita la legge n. 1188/1927 che gli legherebbe le mani e che prevede però l’eventuale intitolazione o variazione del nome a strade già esistenti «può avvenire previa autorizzazione del prefetto. E con la specifica – ha aggiunto Sala – che la persona sia deceduta da almeno dieci anni». Più concreta l’ipotesi avanzata dal presidente della Regione Attilio Fontana, intenzionato a intitolare a Berlusconi un luogo interno del Pirellone. Sala intanto non vuol sentire ragioni: «A me piace rispettare le regole e non abbiamo mai derogato. Non lo abbiamo fato nemmeno per il mio amico Umberto Veronesi che ha salvato migliaia di vite».


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