L’offensiva anti-Cina dell’Ue: Huawei e Zte fuori da tutte le gare d’appalto, allo studio dazi contro le auto elettriche di Pechino

La Francia spinge per l’apertura di un’indagine anti-dumping contro i sussidi cinesi. Ma deve convincere gli alleati, a partire dalla Germania

Spira un vento nuovo a Bruxelles contro la Cina. Quanto meno sul piano strettamente tecnologico, o della «autonomia strategica», secondo la vulgata europea cara soprattutto a Emmanuel Macron. A darne testimonianza sono due iniziative della Commissione di cui si apprende oggi. L’una già operativa, l’altra per il momento solo ventilata, ma potenzialmente dirompente. Notizia numero uno. Sulla scorta di quanto deciso negli scorsi anni dagli Usa, e poi da diversi governi europei, anche la Commissione europea escluderà di qui in poi i due colossi tech cinesi Huawei e Zte da qualsiasi gara d’appalto nel settore delle telecomunicazioni. L’esecutivo Ue infatti, ha fatto sapere il Commissario all’Industria Thierry Breton, fautore della stretta, «ritiene che Huawei e Zte presentino rischi materialmente più elevati rispetto ad altri fornitori di 5G». La Commissione cambia approccio, dunque: mostra la faccia feroce alle due aziende cinesi, e spinge ora perché tutti gli Stati membri (Italia compresa) facciano altrettanto nelle loro decisioni nazionali. «Non posso che sottolineare l’importanza di accelerare le decisioni di rimpiazzare i fornitori ad alto rischio nelle reti 5G», ha scritto Breton, informando anche che la Commissione adotterà questo nuovo approccio anche nelle decisioni di allocazione di fondi europei nel settore.


Il segnale inviato oggi dall’esecutivo Ue potrebbe però essere il preludio a una vera e propria «bomba» nell’ambito delle relazioni commerciali con la Cina. Secondo quanto si apprende da fonti Ue, la Commissione europea starebbe infatti valutando la possibilità di imporre dazi sulle auto elettriche cinesi, anche in vista dell’entrata in vigore del divieto di produrre auto a combustione nell’Ue dal 2035. Lo strumento per arrivare a tale decisione potrebbe essere un’indagine anti-dumping sui sussidi offerti dal governo cinese ai suoi produttori nel settore, che Bruxelles potrebbe aprire già a luglio. Anche dietro questa mossa, secondo quanto riporta Politico, ci sarebbe in primis la Francia, decisa a portare il tema al cuore dell’agenda del prossimo vertice dei capi di Stato e di governo, in programma a Bruxelles il 29 e 30 giugno. Lo stesso Commissario francese Breton, non a caso, si è detto oggi «molto favorevole» all’apertura dell’indagine anti-dumping sui sussidi di Pechino. A dare sostanza all’iter della nuova offensiva commerciale anti-cinese potrebbe essere la Commissione martedì prossimo, quando è attesa la presentazione di un pacchetto di proposte sulla “difesa della democrazia”. Ma perché la nuova postura «sovranista» venga adottata, la Francia dovrà convincere gli altri Paesi europei, a cominciare dalla Germania, che la mossa protezionista non rischi di scatenare una guerra commerciale a tutto campo tra l’Ue e la Cina, il cui vincitore sarebbe assai incerto.


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