Antonella Viola e i farmaci contro l’obesità: «Così il semaglutide può diventare una cura»

La ricercatrice: regola la fame e favorisce la sensazione di sazietà

Sono i farmaci l’ultima frontiera contro l’obesità. La scienziata Antonella Viola su La Stampa oggi racconta uno dei più promettenti sviluppi nel campo delle terapie contro l’obesità. Ovvero quei farmaci che agiscono direttamente sul sistema nervoso centrale per regolare l’appetito e il metabolismo. E che mirano a modificare i processi che regolano la fame, la sazietà e il metabolismo energetico: uno dei più promettenti è un agonista del recettore dell’ormone GLP-1. Il principio attivo si chiama Semaglutide e il suo nome commerciale è Wegovy. Come funziona? Il gluacogone-like peptide 1 è l’ormone che l’intestino rilascia dopo un pasto. Rallenta lo svuotamento gastrico e favorisce la sensazione di sazietà.


Il farmaco, spiega quindi Viola, è simile al GLP-1 naturale. Ma più stabile nel tempo. Ma i nuovi farmaci anti-obesità hanno la capacità di affrontare non solo la riduzione del peso ma anche le comorbidità associate all’obesità. Per esempio il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. E possono anche migliorare la sensibilità all’insulina, ridurre i livelli di zucchero nel sangue e abbassare la pressione arteriosa. Infine, spiega la ricercatrice, l’uso di questi farmaci spiega anche che molte delle caratteristiche che abbiamo sempre ritenuto tipicamente una questione di volontà e di autocontrollo (e quindi lodabili o deprecabili) sono invece il semplice risultato di una biochimica favorevole o svantaggiosa.


La colpevolizzazione degli obesi

«Se quindi non possiamo colpevolizzare una persona che soffre di ipertensione o di ipercolesterolemia, allo stesso modo va abbandonata la visione dell’obeso come di una persona debole, pigra, incapace di limitarsi. La scienza, con questi nuovi farmaci, può quindi fornire non solo una cura efficace per molti pazienti ma anche per una società che troppo spesso giudica senza conoscere».

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