Il piccolo Nicolò Feltrin morto per overdose di hashish, la conferma dalla perizia. Così il padre riuscì a evitare il test del capello

L’uomo è indagato per omicidio colposo. Il bambino di 2 anni ingerì un pezzo di hashish lasciato in una tazza nella stanza in cui dormiva

Era morto perché aveva ingoiato un pezzo di hashish Nicolò Feltrin, il bambino di due anni di Longarone, in provincia di Belluno, morto in ospedale a Pieve di Cadore lo scorso 28 luglio. Secondo la consulenza del medico legale Antonello Cirnelli e della tossicologa Donata Favretto, depositata alla procura di Belluno, il piccolo era morto per overdose. La perizia confermerebbe le accuse degli inquirenti, dopo che già avevano svolto le analisi sui capelli del piccolo, rilevando tracce di cocaina ed eroina. Quel test aveva fatto emergere che il bambino era stato a contatto nei mesi prima di morire con quelle sostanze in modo diretto. Le perquisizioni nell’appartamento in cui viveva il piccolo hanno poi confermato che le sostanze erano abitualmente in casa. In particolare il pezzo di hashish ingerito inconsapevolmente dal bambino sarebbe stato lasciato da uno dei genitori in una tazza che si trovava nella stanza in cui il piccolo dormiva. Nei giorni successivi alla morte del bambino, il padre avrebbe dovuto sottoporsi al test del capello. L’uomo però si sarebbe presentato al laboratorio completamente glabro, rendendo così impossibile l’esame. L’uomo è indagato per omicidio colposo.


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