Ci sarebbe stata una «catastrofica perdita di pressione» a bordo del sommergibile Titan, secondo la Guardia costiera Usa secondo cui i rottami ritrovati dal robot durante l’immersione vicino al Titan appartengono al batiscafo disperso dalla scorsa domenica. Le autorità Usa hanno confermato l’ipotesi avanzata dall’ex medico della Marina Usa che aveva parlato per primo di una possibile implosione dietro la perdita di contatti con il batiscafo. Si tratta di cinque detriti individuati a 500 metri dalla prua del relitto del Titanic, obiettivo della missione con i cinque passeggeri a bordo. Quello del Titan secondo il coordinamento delle ricerche è stato un caso «incredibilmente complesso» considerando innanzitutto quanto fosse remota l’area in cui si è dovuto indagare. «Questo ambiente è incredibilmente spietato» ha dichiarato un portavoce dalla Guardia costiera a chi chiedeva se potrà essere possibile il recupero dei corpi delle vittime.
La morte dei passeggeri dopo l’implosione
«Crediamo che l’equipaggio del nostro sommergibile sia morto», aveva detto poco prima della conferenza stampa della Guardia costiera Usa in una nota la OceanGate, la società aveva organizzato il viaggio di esplorazione per vedere il relitto del Titanic con il sommergibile Titan. Il primo a dichiarare che i rottami ritrovati nella zona in cui si trova il relitto del Titanic appartenessero al sommergibile Titan era stato un esperto e amico di due persone a bordo citato dal Telegraph. David Mearns, che fa parte di un gruppo Whatsapp «The explorers club» in cui l’uomo ha citato fonti in contatto con i soccorritori: «Questo è un sottomarino non convenziona, quella copertura è l’estremità appuntita e il telaio di atterraggio è quello su cui poggia».
I rottami nella zona delle ricerche
La rivelazione di Mearns arriva dopo che il robot Victor 6000 inviato dalla Guardia costiera Usa per le ricerche del sommergibile Titan ha individuato «alcuni rottami» all’interno della zona in cui si stanno concentrando i soccorsi, vicino al relitto del Titanic. I rottami sarebbero stati individuati a circa 500 metri dalla prua del relitto. Secondo il Guardian, gli esperti del comando unificato dei soccorsi stanno valutando le ultime informazioni raccolte, ma non è ancora chiaro se quei detriti possano appartenere al sommergibile su cui ci sono i cinque passeggeri. Le operazioni sono andate avanti per qualche ora, come hanno assicurato le autorità impegnate nei soccorsi, mentre secondo le stime l’ossigeno a bordo del Titan dovrebbe essersi esaurito.
Le ricerche
Nelle operazioni di soccorso erano coinvolte le autorità statunitensi, canadesi, francesi e britanniche. Nell’area in cui si sono concentrate le ricerche nelle ultime ore ci sono una nave cadanese, la Horizon Arctic e una francese, la Atalante. È stato poi calato in mare il robot Rov della Horizon che è stato spinto fino al fondale oceanico, con l’obiettivo di concentrare le ricerche nei pressi del relitto del Titanic a oltre 3mila metri di profondità. Il robot è anche dotato di braccia meccaniche in grado di tranciare cavi e sollevare il sommergibile nel caso in cui riuscisse a trovarlo. Rinforzi sono stati inviati anche da Londra, con un aereo militare della Raf dotato di equipaggiamento specializzato. A bordo del velivolo c’è anche un ufficiale di vascello, Richard Kantharia, che vanta importanti esperienze «della guerra sottomarina e delle operazioni di immersione».
Il falso allarme dei rumori
Ieri erano stati rilevati dei rumori a cadenza costante che avevano riacceso le speranze dei soccorritori. Quelli che in un primo momento erano stati interpretati come possibili segnali dal sommergibile, sono poi stati classificati come «rumore di fondo dell’oceano», come aveva poi confermato il contrammiraglio John Mauger della Guardia costiera Usa che coordina le ricerche.
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