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Il principe Dimitri dai 13 nomi e cognomi fa da garante. Insieme al Twiga per la compagna Daniela Santanché con il fisco italiano

26 Giugno 2023 - 20:45 Franco Bechis
Il ruolo del principe e compagno della ministra per allontanare la minaccia del fallimento di Visibilia

Sarà il principe Dimitri Kunz D’Asburgo a fare da “prestanomi” alla compagna Daniela Santanché come garante dei rimborsi parziali offerti al fisco italiano in dieci anni per evitare il fallimento di Visibilia. Il principe è un “prestanomi” perché fra quelli di battesimo e i cognomi ne può vantare la bellezza di 13, tutti regolarmente riportati sulla sua carta di identità: Dimitri Miesko Leopoldo Kunz D’Asburgo-Lorena Piast Bielitz Bielice Belluno Spalla Rasponi Spinelli Romano è infatti la sua firma estesa all’anagrafe. Nelle carte depositate in Tribunale per allontanare la minaccia del fallimento e approdare a un concordato preventivo proprio l’offerta avanzata dalla Santanché al fisco italiano di pagare poco meno del 67% del dovuto in rate semestrali di dieci anni porta fra le altre le garanzie del principe che è suo compagno di vita, e indirettamente anche quelle del Twiga di Forte dei Marmi di cui è primo azionista Flavio Briatore. I legali del ministro del Turismo nella loro proposta al tribunale spiegano infatti che il versamento di 1,294 milioni di euro in dieci anni promesso al fisco sarà garantito da disponibilità economiche che derivano dalla società LDD sas di Kunz Dimitri D’Asburgo Lorena.

La carta d’identità del principe Dimitri con la sua infinta firma

Al tribunale si spiega che «LDD sas di Kunz Dimitri D’Asburgo Lorena è una società di management che si occupa della gestione della Twiga srl e che per l’anno 2023 fatturerà alla Twiga srl stessa una fee pari al 3,5% del fatturato di quest’ultima. Considerato che nel 2022 il valore di produzione della Twiga srl è stato pari a 8.436.544 euro e che è prevedibile un risultato analogo per l’anno 2023, è ragionevole ritenere che» alla società del principe arrivi dal Twiga ogni anno una cifra di poco inferiore ai 300 mila euro. Sempre però che gli affari sorridono, come invece ovviamente non è avvenuto durante il biennio della pandemia, in cui il Twiga ha chiesto e ottenuto dallo Stato la garanzia pubblica totale su 967.895,34 euro di finanziamenti bancari; 4.487 euro di aiuti diretti sotto il regime de minimis; 117.720 euro di contributi a fondo perduto sulla base die decreti Covid e 32.782 euro di sconto sull’Irap per lo stesso motivo.

La garanzia del principe è arrivata a dire il vero un pizzico in extremis, visto che la LDD sas è stata costituita il 21 aprile scorso nel paese di Montignoso, in provincia di Massa e Carrara, davanti al notaio Luigi Cattaneo. Nel patto stipulato in quello studio a cui oltre il principe parteciparono la Immobiliare Dani della stessa Santanché e il figlio del ministro del Turismo, Lorenzo Mazzaro, fu scritto che la società avrebbe avuto «per oggetto l’attività di consulenza in materia di strategia gestionale in ambito di ristorazione, gastronomia, promozione pubblicitaria, marketing e grafica e la gestione di attività di ristorazione e di bar e di attività ricreative e culturali in genere e di attività legate all’accoglienza ed all’ospitalità e/o l’attività di organizzazione di eventi di qualsiasi genere e specie, culturali, ludici e sportivi, manifestazioni, meeting, congressi ed ogni altro tipo di conviviale, dal cocktail party alla cena di lavoro».

Insomma la società specializzata in consulenza su eventi e cocktail party ora dovrebbe garantire il fisco italiano sul pagamento delle rate proposto per dieci anni, grazie a un contratto che in fretta e furia in un solo mese è stato stipulato con il Twiga per poterlo presentare in tribunale. E anche questo passaggio è curioso: perché il principe Dimitri con 13 fra nomi e cognomi firma quel contratto rivestendo entrambe le parti contraenti. Perché Dimitri è da un lato titolare della Ldd sas che offre i suoi servizi al Twiga, ed è anche presidente della Twiga srl che accetta la consulenza offerta e si impegna a pagarla il 3,5% del suo fatturato annuo. Dimitri di qui, Dimitri di là: chissà come è stata la stretta di mano che ha suggellato l’accordo…

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