La storia di Giulio, il bambino con quoziente intellettivo 146 che a 11 anni va alle superiori (ed è il primo in Italia)

Il racconto: «Ai miei compagni delle elementari non ho detto che sono più intelligente di loro, ma solo diverso»

Giulio ha 11 anni, ha la sindrome di Asperger e dopo aver finito le scuole elementari a Galatone, in provincia di Lecce, ha iniziato le superiori. Il ragazzo ha un quoziente intellettivo di 146 che lo porterà a diplomarsi con anticipo rispetto ai suoi coetanei, grazie a un protocollo d’intesa tra la sua scuola elementare, l’istituto comprensivo Polo 1 di Galatone, e la scuola superiore Enrico Medi della stessa città. «A settembre ho cominciato un percorso nella scuola superiore. Ero un po’ spaventato, ma anche felice. Mi hanno accolto tutti benissimo, anche se i ragazzi del quinto anno erano straniti nel vedere un bambino che sedeva al loro stesso banco», racconta al Corriere della Sera. «Ai miei compagni delle elementari, invece, ho detto che non sono più intelligente di loro, sono soltanto diverso. E che ho bisogno di fare questo progetto», aggiunge. Si tratta del primo bambino in Italia a intraprendere un percorso del genere.


Il racconto della madre

«L’anno prossimo, attraverso un piano didattico personalizzato, pur frequentando le scuole medie, Giulio avrà la possibilità di seguire parallelamente le ore di algebra previste nel biennio della scuola superiore. Dopo la terza media, potrà accedere direttamente al terzo anno dell’istituto Medi», chiarisce la madre Michela. Che sottolinea come le spiccate doti di Giulio si notavano fin da quando era piccolino. «Non ha mai chiesto giocattoli, neanche a Babbo Natale. A tre anni comprò, insieme a suo nonno, un pannello solare. Eravamo esterrefatti quando seppe alimentarlo da solo. A quattro, invece, lo vidi per la prima volta leggere le etichette nei supermercati. E a cinque cambiava i sistemi operativi», prosegue. «Ma non era un bambino sereno – conclude -: a 6 anni ha chiesto aiuto. Così, con il supporto della dottoressa, ma anche degli insegnanti, a piccoli passi ha imparato a stare con gli altri. E adesso è un 11enne che gioca a basket e suona la batteria».


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