L’esplosione, le batterie, le bombole: cosa sappiamo dell’auto che ha ucciso la ricercatrice e il tirocinante a Napoli

Le ipotesi degli inquirenti sullo scoppio. I ris faranno una perizia

Con ustioni di terzo grado sul 70% del corpo e i bronchi occlusi, ieri 29 giugno anche Fulvio Filace, il tirocinante del Cnr di 25 anni, è morto a causa dell’incidente dell’auto sperimentale esplosa sulla tangenziale di Napoli. Un progetto che valeva 4 milioni di euro, anche fondi europei. E ora la procura indaga contro ignoti per duplice omicidio e incendio colposi. Lo scorso, 26 giugno, è morta infatti anche la ricercatrice Maria Vittoria Prati dopo quattro giorni di agonia. Oggi ci saranno le autopsie sui due corpi e le indagini proseguono con numerosi testimoni da dover ancora sentire.


La famiglia

«Siamo emotivamente distrutti per la perdita di Fulvio. Non ci sono più i sogni di quel ragazzo gentile di 25 anni, non c’è più la speranza di una famiglia che sta patendo un dolore insopportabile», dichiara la famiglia, citata da la Repubblica Napoli. «Vi chiediamo rispetto e silenzio in ore drammatiche. In attesa che la verità e i responsabili della morte di Fulvio vengano presto a galla», aggiungono. Fulvio aveva il sogno di laurearsi e finire a lavorare in futuro nell’azienda della Ferrari. Sogno che è stato stroncato troppo presto. Al cordoglio della famiglia si è unito anche il Cnr che sottolinea come la perdita di Fulvio e Maria Vittoria abbia segnato profondamente la comunità scientifica di tutta l’Italia.


La doppia inchiesta e le ipotesi degli inquirenti

Al momento, si ipotizza che a innescare l’esplosione possano essere state o le batterie aggiuntive installate sull’auto o le mini-bombole di ossigeno. Nel frattempo, proseguono due inchieste sull’incidente: una interna del Cnr e quella della Procura di Napoli. La prima, riporta il Corriere del Mezzogiorno, mira a fare chiarezza su quel viaggio in tangenziale e a capire perché a bordo dell’auto ci fosse anche il tirocinante Filace. La seconda ha, invece, dato mandato ai carabinieri del Ris di Roma di fare una perizia sia sulla Polo che sulla seconda macchina ibrida, la Fiat Punto sequestrata alla eProInn di Fisciano che ha realizzato il progetto. Al centro dell’indagine c’è chiaramente la causa dell’esplosione. Ma c’è anche un lato amministrativo su cui le autorità vogliono fare luce. si tratta dei flussi di finanziamenti pubblici regionali ed europei che sono arrivati alle società del progetto Life-save e capire se quel viaggio fosse autorizzato o meno.

«La prof? Era una grande professionista»

«Fulvio era un giovane brillante, alimentato da una grande umanità». Così lo descrive Riccardo Chirone, direttore del Cnr Stems dal 2020. Il 25enne «era inserito in un gruppo di ricerca che faceva capo alla dottoressa Prati, e aveva come tutor la dottoressa Maria Antonietta Costagliola», spiega Chirone a Il Mattino. Che non conosceva direttamente lo studente, ma la ricercatrice sì: «Aveva grande esperienza, era competente, precisa, attenta, prudente. La sua professionalità va sottolineata a gran voce, è indiscutibile. Era particolarmente preparata sui testPems, cioè un sistema portatile per misurare le emissioni a bordo dei veicoli».

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