Israele ribolle di nuovo contro Netanyahu: manifestazioni in tutte le città e all’aeroporto, scontri e 76 arresti – Foto e video

La giornata di proteste indetta all’indomani del primo via libera della Knesset alla contestata riforma della giustizia

Migliaia di cittadini israeliani sono scesi in piazza oggi in tutto il Paese per protestare ancora una volta contro il governo Netanyahu ed in particolare il suo progetto di riforma della giustizia, uno dei cui segmenti chiave ha ricevuto nella tarda serata di ieri il primo via libera dalla Knesset, il Parlamento israeliano. Come preannunciato negli scorsi giorni, gli organizzatori delle proteste hanno subito reagito, portando in strada nel «Giorno della resistenza» migliaia di persone. Le manifestazioni al grido di «Salviamo la nazione start-up» e «La democrazia vincerà» si sono concentrate nel pomeriggio in particolare di fronte al consolato americano a Tel Aviv – in un implicito invito alla Casa Bianca a vigilare sulla tenuta della democrazia dell’alleato mediorientale – e all’interno del principale scalo del Paese, l’aeroporto Ben Gurion a poca distanza da Tel Aviv. Qui la polizia ha faticato a contenere la massa di persone arrivate soprattutto via treno, e la folla ha preso il largo nell’atrio dell’aeroporto, sventolando le bandiere con la stella di Davide. Alcuni limitati scontri sono stati registrati tra agenti e manifestanti, e la polizia ha annunciato che per il momento sono stati arrestati 76 di questi. In serata migliaia di cittadini si sono quindi radunati in piazza in molte città del Paese – dalla stessa Tel Aviv, «capitale» anche delle proteste a Haifa a Nord e Be’er Sheva nel Sud.


I pericoli interni e la «vigilanza» degli Usa

Ad inquietare particolarmente le autorità israeliane, al di là delle proteste popolari, sono gli appelli pubblici lanciati da molti ufficiali o ex tali dell’esercito a disertare la divisa in protesta contro il piano del governo di sottomettere il sistema giudiziario, ma anche le forze armate e di polizia, al controllo sempre più stretto dell’esecutivo in carica. In serata è arrivato così l’appello del ministre della Difesa Yoav Gallant, le cui dimissioni – poi ritirate – la scorsa primavera avevano dato fuoco alle polveri della protesta: «Mi rivolgo ai membri del pubblico tanto a destra quanto a sinistra: lasciate la politica fuori dall’esercito», ha detto Gallant, definendo «pericolosi» gli appelli pubblici a disertate la chiamate alle armi dell’Idf. Ad intervenire nello scontro tra le due anime di Israele sono stati oggi gli Stati Uniti: un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ha ribadito ad Haaretz che gli Usa chiedono alle autorità israeliane di rispettare le proteste pacifiche per la democrazia ricordando come «tanto gli Usa quanto Israele sono democrazie costruire su istituzioni forti, checks and balances e un sistema giudiziario indipendente». Né la prima né l’ultima delle frecciatine della Casa Bianca all’inviso governo-Netanyahu.


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