Il padre della ragazza che accusa Leonardo La Russa di stupro: «È terribile che mia figlia non sappia cosa è accaduto»

Il colloquio con La Verità: «In quel locale erano tutti drogati»

Il padre della ragazza che accusa Leonardo Apache La Russa di stupro parla con La Verità. E sulla storia della figlia ha le idee chiare: «Io posso dire che voglio tanto bene alla mia bambina, che sono dispiaciuto per quanto le è accaduto. Non sono un bacchettone, mia figlia non è una verginella e se fa sesso con qualcuno, fa parte della sua vita. Il problema non è quello. Il problema è se una ragazza lo fa e non sa di averlo fatto perché ha preso una sostanza di quelle che vengono definite generalmente “droghe del sesso”, credo che bisognerà cercare di capire quello. Il resto sono solo un sacco di chiacchiere. Commenti che si leggono su Facebook e altri social network». Intanto le indagini su quello che è accaduto all’Apophis di Milano e poi in casa del presidente del Senato puntano su altri testimoni.


Le indagini

Ad indagare la pm Rosaria Stagnaro e l’aggiunta Letizia Mannella. Il padre della ragazza dice che sarà molto difficile provare l’assunzione della droga dello stupro. Poi parla della cocaina: «Ovviamente io, come genitore, non posso che arrabbiarmi ma, purtroppo, la ragazza non dipende più da me». E questo perché «non solo è maggiorenne, ma vive con la mia ex moglie, donna dalla quale io mi sono divorziato 15 anni fa e da allora non comunichiamo. Sono accaduti fatti molto incresciosi e tristi in questi 15 anni. Io e la mia ex moglie non ci siamo più parlati». Le figlie sono cresciute con lui: «Sono un padre estremamente presente. O, quantomeno, lo sono stato. Quando mi sono risposato sono diventate gelose e si sono un po’ allontanate da me. Adesso ho una bambina che difendo con tutte le mie forze, mentre le mie prime figlie sono figlie di divorziati e non hanno avuto l’educazione che io reputo necessaria».


Una vicenda terribile

Nel colloquio con Fabio Amendolara il padre dice che sua figlia ha vissuto una vicenda terribile «per il fatto di non sapere cosa abbia fatto in quelle ore di buco». E ancora: «Oggi i ragazzini non fanno delle gran vite, diciamocelo, e nel locale in cui si trovavano erano tutti drogati. È inutile che quello là (il riferimento è al presidente del Senato Ignazio La Russa, ndr) dica “mio figlio, invece, no”. E questa non è una colpa, è un fatto». E aggiunge che la realtà di Milano è terribile: «Adesso mia figlia verrà esclusa da certi giri perché ha fatto questa denuncia, figurati! Pazienza. Anche perché, secondo me, se esce da questa realtà è anche un bene. Credo di averle dato tutte le informazioni che potevo darle. Le chiedo di non farmi altre domande».

Il risarcimento? No

Infine, smentisce la possibilità di accettare un risarcimento per chiudere la vicenda: «Le dico che non so neanche se sia possibile. Io ho fatto qualche anno a giurisprudenza e, anche se non mi sono laureato, qualche cosa la ricordo. Per questo credo che il procedimento prosegua d’ufficio. Ritengo che non sia possibile chiuderla lì e che non si ponga la questione di accettare o meno l’eventuale offerta di una famiglia che ha disponibilità e che, probabilmente, sarebbe ben contenta di chiudere la partita al volo e non parlarne più. Penso che non sia proprio possibile e comunque nessuno si è fatto vivo».

Le telecamere e il telefono di La Russa jr

Intanto l’esame dei filmati delle telecamere di sorveglianza installate sia nei dintorni del club membership only – si accede solo con iscrizione – dove i due si sono rivisti, sia lungo il tragitto verso casa dei La Russa sia nei pressi del palazzo vicino a corso Buenos Aires dove vivono, non ha restituito immagini utili alla ricostruzione. Ora si sta valutando se sequestrare il cellulare a Leonardo La Russa (ci sarebbero anche questioni giuridiche da affrontare) per eventuali e ulteriori verifiche. Al vaglio ci sarebbe pure la posizione del dj amico di Apache, il quale quella notte, stando alla denuncia della presunta vittima, avrebbe abusato della giovane. Al momento non sarebbe iscritto nel registro degli indagati.

Leggi anche: