Chi è il dj accusato di stupro insieme al figlio di La Russa? L’avvocato della ragazza: «Controlli sulla movida di Roma»

Stefano Benvenuto vuole identificare i soggetti in azione quella sera. La procura lo cerca per ascoltarlo

Tutto quello che si conosce di lui è il nickname Dj Niko. Ma non era tra quelli che si sono esibiti la sera di giovedì 18 maggio all’Apophis. Ma la ragazza che accusa Leonardo Apache La Russa di averla stuprata sostiene nella denuncia di aver saputo che era in casa del figlio del presidente del Senato: «Leonardo mi disse che anche N., il dj, aveva avuto un rapporto con me a mia insaputa». Oggi la ragazza verrà interrogata in procura per la prima volta. A 11 giorni dalla presentazione della denuncia. Dalle chat emergono i colloqui tra lei e due amiche. Secondo Repubblica il dj è stato già identificato. E presto sarà sentito anche lui dagli inquirenti. Ma intanto l’avvocato Stefano Benvenuto, che assiste la ragazza, è a Roma. Forse – anche se lui non lo conferma – proprio per cercare il ragazzo.


Denuncia tardiva?

«Stiamo lavorando anche di notte. Ieri sono andato a letto alle 3. L’obiettivo è chiudere il cerchio identificando i soggetti che possano portarci alla verità. Per noi è prioritario. Li stiamo cercando uno ad uno. Questa è una promessa che ho fatto alla famiglia in prima persona», dice Benvenuto. Che poi rivela di stare cercando «nella movida. È domenica e sono arrivato a Roma adesso». Ma non dice nulla sulla possibile ricerca del Dj nella capitale. Mentre ci tiene a rispondere alle frasi di La Russa senior sulla denuncia tardiva: «Sono molto meravigliato da questa dichiarazione. È stato lo stesso legislatore, non molto tempo fa, ad aver voluto ampliare il tempo utile per le querele di violenza sessuale. Proprio per dare il tempo alla vittima di trovare la forza per denunciare».


Testimone nel processo

Benvenuto ribadisce che La Russa, avendo confermato la presenza della ragazza in casa sua, ora è diventato testimone nel processo. E sull’uso di cocaina da parte della ragazza risponde: «Ricordo che nel 2013 l’Italia ha firmato la Convenzione di Istanbul con la quale gli Stati firmatari si prodigavano a rimuovere le circostanze che portano alla vittimizzazione secondaria delle donne. La seconda carica dello Stato ha fatto una cosa contraria agli obblighi di quella Convenzione. Mi pare una cosa gravissima».

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