Spiagge e concorrenza, il segnale del governo: al via la mappatura delle concessioni balneari

Via libera in Cdm all’istituzione del database nazionale sulla gestione dei beni pubblici dati in concessione. Oltre 70mila km di coste da mappare

Il governo Meloni muove un passo in avanti in vista della rimessa a gara delle spiagge italiane. Nel Consiglio dei ministri riunitosi nel pomeriggio di oggi è stato infatti approvato un decreto che prevede la costituzione di una banca dati nazionale tesa a mappare tutte le concessioni esistenti di beni pubblici: strade, aeroporti, siti d’interesse storico e così via, dunque, ma anche le tanto discusse concessioni balneari, che l’Ue preme da anni perché l’Italia rimetta a gara. Tutto pronto dunque per l’avviamento dell’opera di mappatura, tra l’altro, di oltre 70 mila chilometri di coste: che potrebbe rivelarsi però una corsa contro il tempo, considerato che, secondo quanto stabilito dal Milleproroghe, il 27 luglio i Comuni potranno indire nuovi bandi di gara per le spiagge. E per poterlo fare, oltre a fotografare la situazione attuale dei litorali italiani, bisogna definire i criteri per riassegnare le concessioni e bandire le aree di nuova assegnazione. 


Il nuovo database delle spiagge

Secondo Repubblica, che ha consultato una bozza del testo poi adottato dal Cdm, il database che sarà istituto presso il Ministero dell’Economia si chiamerà SICONBEP (sigla per «sistema informativo di rilevazione delle concessioni di beni pubblici») e la sua costituzione, richiesta dal Parlamento nell’ultimo scorcio della scorsa legislatura (la legge-delega risale al 5 agosto 2022), mira a «promuovere la massima pubblicità e trasparenza, anche in forma sintetica, dei principali dati e delle informazioni relativi alle concessioni di beni pubblici». Ad essere sistematizzati saranno infatti i dati attinenti la natura del bene pubblico in oggetto, l’ente proprietaro e gestore, la modalità di assegnazione della concessione, la sua durata e gli eventuali rinnovi, l’entità del canone eventualmente previsto e «ogni altro dato utile a verificare la proficuità dell’utilizzo del bene in una prospettiva di tutela e valorizzazione del bene stesso nell’interesse pubblico». Difficile non vedere in questo passo amministrativo il prodromo del «piccolo grande passo» della piena rimessa a gara delle concessioni balneari, rinviata per l’ennesima volta dal governo Meloni nonostante il pressing di Ue e Consiglio di Stato sino al 31 dicembre 2024 (termine differibile di altri 12 mesi in caso di contenziosi o impedimenti).


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