Balneari, la Corte Ue boccia il rinnovo automatico delle concessioni: «L’Italia deve applicare le norme europee»

Secondo i giudici di Lussemburgo «I giudici nazionali e le autorità amministrative devono applicare la direttiva che prevede gare trasparenti e non discriminatorie»

Nuovo capitolo sulla questione dei balneari. Dall’Europa è arrivato, infatti, l’ennesimo richiamo sulle concessioni delle spiagge italiane che, stando alla Corte di giustizia dell’Ue, «non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente», scrive la Corte dell’Unione pronunciandosi su una vertenza che coinvolge l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato e il comune di Ginosa, un piccolo centro della costa tarantina per il quale sarebbero le norme nazionali a “vincere” su quelle europee. «I giudici nazionali e le autorità amministrative sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell’Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse», affermano i giudici di Lussemburgo, chiamati a pronunciarsi sull’interpretazione della legge italiana che prevede la proroga automatica delle concessioni balneari, facendo chiarezza sulla validità, il carattere vincolante e l’effetto diretto della direttiva Ue per i servizi nel mercato interno, nota come Bolkestein. Nella sentenza di oggi, giovedì 20 aprile, la Corte ricorda che le disposizioni Ue si applicano «a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo» e che, nel valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili per la messa a bando, i Paesi membri sono chiamati a basarsi «su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati».


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