In Evidenza ENISiriaUSA
ATTUALITÀAndrea PurgatoriInchiesteLazioOmicidiOmicidi colposiRomaSanitàTumori

Il tumore, la radioterapia, la diagnosi (sbagliata?): cosa c’è nell’indagine sulla morte di Andrea Purgatori

andrea purgatori malattia tumore polmone diagnosi radioterapia cervello
andrea purgatori malattia tumore polmone diagnosi radioterapia cervello
Secondo i familiari i medici avrebbero sbagliato. L'autopsia e il funerale. La denuncia e l'inchiesta per omicidio colposo

Il giornalista Andrea Purgatori era malato di tumore ai polmoni. Ma secondo la famiglia nelle tre cliniche romane in cui è stato ricoverato in seguito alla diagnosi non è stato curato correttamente. In particolare, c’è il sospetto che sia stato curato per un tumore al cervello invece che ai polmoni. «Gli facevano la radioterapia al cervello invece che ai polmoni», accusano, assistiti dagli avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silveri e da Gianfilippo Cau. La denuncia della famiglia su diagnosi e cure sbagliate cita i nomi delle strutture e tutti quelli dei medici che lo hanno assistito fino alla morte. L’indagine per omicidio colposo è in mano al procuratore aggiunto Sergio Colaiocco e al pm Giorgio Orano. Che disporrà l’autopsia e analizzerà le cartelle cliniche portate in procura dai familiari.

«Accertare la correttezza dei medici»

Gli investigatori sequestreranno anche la cartella clinica di Purgatori al policlinico Umberto I, dove è deceduto. Gli atti istruttori, spiega oggi La Stampa, serviranno ad «accertare la correttezza della diagnosi». Che puntano il dito su una «nota clinica romana» dove la diagnosi è stata refertata. I familiari chiedono anche «la conseguente necessità delle pesanti terapie a lui prescritte. E se, a causa dei medesimi eventuali errori diagnostici, siano state omesse le cure effettivamente necessarie. Il quotidiano spiega che i carabinieri dei Nas hanno in mano un esposto molto circostanziato. L’ipotesi – da verificare – è che i medici abbiano incredibilmente sbagliato le cure nei confronti del giornalista. I funerali del giornalista si svolgeranno quindi dopo l’esame autoptico. Probabilmente la prossima settimana.

Le cliniche e i dottori

Il giornale Domani riepiloga la storia clinica di Purgatori. Il 24 aprile scorso il primo ricovero a Villa Margherita. Dice di avere un vago senso di spossatezza e si sottopone a controlli. Dagli esami emergono parametri fuori posto. Dopo la Tac e la biopsia Purgatori si reca per approfondimenti alla casa di cura Pio XI sull’Aurelia. Il professor Gianfranco Gualdi, racconta la denuncia, formula una diagnosi di tumore al polmone con metastasi diffuse agli organi vicini e al cervello. In una terza clinica arrivano i cicli di radioterapia ad altissimo dosaggio. Lui si sente in ottima salute. Secondo i medici gli esami dicono che è un malato terminale con un’aspettativa di vita non superiore a sei mesi. Purgatori si rivolge poi a un centro specializzato in radioterapia. Collegato a un ente di ricerca americano considerato un’eccellenza nel mondo.

Le cure e le metastasi scomparse

Intanto i cicli proseguono. Il giornalista registra la puntata di “Atlantide” il 17 maggio. Dopo pochi giorni la situazione peggiora. A quel punto si sente affaticato e confuso. Ma nella clinica dove era arrivata la diagnosi confermano il buon esito della radioterapia. Arriva un altro aggravamento e un nuovo ricovero a Villa Margherita. La Tac rivela ischemia cerebrali ma, a sorpresa, nessuna metastasi al cervello. Due giorni dopo anche la risonanza magnetica del professor Alessandro Bozzao esclude la presenza di metastasi. Dopo la tac i familiari parlano di una lite tra Bozzao e Gualdi. Circostanza smentita dal prof. Bozzao, secondo il quale con il prof. Gualdi non «è mai intercorso né alcun contatto né tantomeno una lite in relazione al caso in oggetto». La mattina dell’8 luglio il suo assistente personale lo fa ricoverare all’Umberto I. Lì un radiologo conferma la presenza delle metastasi al cervello. Il dottore collabora con Gualdi alla Pio XI. Ed era «uno dei firmatari del referto dell’8 maggio». Il 19 luglio la morte.

Il tumore ai polmoni: cos’è

Il tumore ai polmoni si sviluppa a partire dalle cellule che costituiscono bronchi, bronchioli e alveoli. È in grado di formare una massa in grado di ostruire il flusso dell’aria. Ma può provocare anche emorragie polmonari o bronchiali. Non esiste un solo tipo di tumore al polmone. Le metastasi possono colpire altri organi. Quelli al polmone il 15% di tutte le diagnosi di tumore negli uomini e il 6% nelle donne. Il più importante fattore di rischio è il fumo di sigaretta. Chi fuma rischia di ammalarsi 14 volte di più rispetto a chi non lo fa. Le tipologie sono due: il tumore polmonare a piccole cellule (detto anche microcitoma, categoria di cui fa parte il 10-15 per cento dei casi) e il tumore polmonare non a piccole cellule (il restante 85 per cento circa dei casi).

A cosa serve la radioterapia

L’Airc spiega che la radioterapia è utilizzata da sola o in combinazione con la chemioterapia nei casi in cui non sia possibile procedere con la chirurgia, a causa delle caratteristiche del tumore o dello stato di salute dei pazienti. Nel microcarcinoma viene utilizzata insieme alla chemioterapia. La terapia standard consiste nella somministrazione di cisplatino (o carboplatino) ed etoposide. L’uso a livello cerebrale di cui si parla nell’esposto della famiglia Purgatori si effettua allo scopo di ridurre il rischio di metastasi. Oppure a scopo palliativo, cioè per controllare i sintomi nei casi più avanzati. La chirurgia è indicata solamente in casi selezionati e si effettua molto raramente.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti