La finta rapina per uccidere l’ex moglie Margherita Ceschin, il piano dell’ex marito e l’amante 40 anni più giovane: l’arresto prima della fuga all’estero

L’uomo di 79 anni e la badante dell’ex moglie avrebbero promesso 30mila euro a due sicari per uccidere la donna, che rivendicava l’assegno di mantenimento

Aveva messo in scena una finta rapina finita con l’omicidio dell’ex moglie Enzo Lorenzon, 79 anni, arrestato ieri 22 luglio insieme alla badante e presunta amante dell’ex marito della vittima, Dileyisi Guzman Lorenzo, 31 anni. In manette sono finiti anche due dominicani, Juan Guzman, 41 anni, e Sergio Luciano, 38 anni, presunti sicari assoldati da Lorenzon. Proprio l’uomo che ai funerali di sua moglie, uccisa lo scorso 24 giugno a Conegliano nel Trevigiano, si era mostrato distrutto e addolorato fino al malore, secondo l’accusa della procura di Treviso aveva architettato l’omicidio della donna per questioni economiche. Due settimane prima dell’omicidio, la banda avrebbe fatto anche dei sopralluoghi per studiare le abitudini della donna e capire gli orari ideali per compiere il delitto. Quel 24 giugno hanno aspettato che Ceschin rientrasse in casa, sono passati dal terrazzo e una volta dentro hanno ucciso la donna, dopo averla tramortita con un colpo alla tempia sinistra, per poi soffocarla con un cuscino. Uno dei killer avrebbe anche infierito sul corpo salendo addosso alla donna e sfondandole la cassa toracica.


Le accuse

I quattro sono accusati do omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. Lorenzon era legalmente separato dalla moglie, ma tra loro le liti erano continue per le richieste della donna sull’assegno di mantenimento da 10mila euro al mese. Gli inquirenti hanno accelerato le pratiche per gli arresti, secondo il Corriere della Sera, dopo aver scoperto che Lorenzon aveva intenzione di scappare all’estero. Secondo la procura, l’uomo e la sua presunta amante sono considerati i mandanti, mentre gli altri due a vario titolo sono i mediatori e gli esecutori materiali del delitto.


La finta rapina

I sospetti che non si fosse trattato di una vera rapina erano emersi dopo che le forze dell’ordine avevano trovato solo la camera da letto della vittima in disordine. Da lì però non mancava nulla, anche i gioielli erano rimasti al loro posto, così come la catenina d’oro che la donna portava al collo. L’unico oggetto scomparso era il portafoglio, con poche centinaia di euro all’interno. Il cellulare della vittima poi era stato ritrovato rotto nel lavandino della cucina pieno d’acqua. Altri sospetti sono arrivati dalle indagini in famiglia. Le figlie non avrebbero mai accettato la presunta relazione del padre con una donna molto più giovane di lui. Al funerale della madre, le due avrebbero avuto un atteggiamento di freddezza nei confronti dell’uomo.

Le intercettazioni

Quando sono stati messi sotto controllo i cellulari degli indagati, sono emerse conversazioni tra i quattro in cui parlavano di un «fatto» per cui avrebbero dovuto «prestare attenzione», perché ripulissero bene l’auto. Secondo quanto emerso dalle indagini, per commettere il delitto sarebbero stati promessi circa 30mila euro. A portare altre conferme per la procura sono state le posizioni dei cellulari degli indagati il 24 giugno. I due presunti killer si sarebbero visti poche ore prima dell’omicidio. Poco dopo la loro auto è stata vista passare secondo il segnale Gps vicino la casa della vittima. E proprio lì si sarebbero fermati i due assieme a una coppia che provava a nascondere il proprio volto con un appello. Si tratterebbe degli stessi soggetti visti dalle telecamere di sicurezza, che si aggiravano da quelle parti nei giorni precedenti il delitto, quando erano in corso i sopralluoghi.

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