Messico, contro la siccità il governo punta sull’inseminazione delle nuvole. I dubbi degli esperti: «Nessuna prova che funzioni»

Negli ultimi decenni sono stati condotti diversi esperimenti di «cloud seeding». Ma la comunità scientifica contesta l’efficacia di queste tecniche

In preda a un’ondata di calore senza precedenti, il Messico corre ai ripari contro la siccità. Tra le soluzioni a disposizione del governo per far fronte all’emergenza, il ministro della Difesa Luis Cresencio Sandoval sembra voler puntare soprattutto su una strategia: l’inseminazione delle nuvole. Il cloud seeding è una tecnica che consiste nella dispersione di sostanze chimiche nelle nubi per favorire le precipitazioni. Dal 2020 ad oggi, il governo messicano ha fatto ricorso più volte all’inseminazione artificiale delle nuvole. E ora, complici le temperature sempre più alte, ha deciso di aumentare gli investimenti nel progetto. Secondo il governo, questa tecnica avrebbe avuto finora un’efficacia del 98% nell’aumentare le piogge, ma gli esperti non sono d’accordo. «Non ci sono prove che le tecniche di inseminazione delle nuvole consentano l’aumento delle precipitazioni su importanti zone economiche, né vi è certezza sugli effetti al di fuori della zona target», hanno spiegato Fernando García García e Guillermo Montero Martínez, fisici delle nuvole all’Università Nazionale Autonoma del Messico.


I precedenti nel mondo

Il Paese nordamericano non è certo il primo a sperimentare l’inseminazione delle nuvole. Ad oggi sono almeno una decina i governi di tutto il mondo che hanno provato a utilizzare il cloud seeding. Lo stato che ne fa più largo uso è la Cina, che mira a incrementare la quantità di pioggia in alcune delle sue regioni più aride. A Pechino si è fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole anche in occasione delle Olimpiadi del 2008, al fine di liberare l’aria della città dalla morsa dell’inquinamento atmosferico. Anche gli Stati Uniti hanno condotto diversi progetti di modificazione meteorologica. Uno dei più noti è il progetto Stormfury, attraverso cui negli anni Sessanta l’esercito americano provò a modificare gli uragani atlantici. Il ricorso sempre più frequente a questo genere di tecniche ha spinto l’Onu a lavorare alla Convenzione Enmod, un trattato internazionale firmato nel 1977 che proibisce l’uso militare di tecniche di modifica del clima. Tra i Paesi che hanno condotto esperimenti sull’inseminazione delle nuvole c’è anche l’Italia. In particolare in Puglia, dove tra il 1988 e il 1994 si tenne un’operazione che prese il nome di «Progetto Pioggia».


I dubbi della comunità scientifica

La decisione del governo messicano di puntare sul cloud seeding come soluzione contro la siccità ha fatto storcere il naso alla comunità scientifica. È proprio nel Paese nordamericano che tra il 1948 e il 1970 è stato condotto l’esperimento più longevo al mondo. Uno studio che ha prodotto però risultati incerti. «La modifica artificiale del tempo deve essere considerata solo come un elemento di una strategia integrata per la gestione delle risorse idriche», avvertono i due fisici dell’ateneo messicano García García e Montero Martínez. E sono dello stesso parere anche gli agricoltori delle zone più colpite dalla siccità: «Siamo scettici – confessa il presidente dell’associazione dei coltivatori messicani, Álvaro Bours Cabrera -. Preferiremmo che il governo investisse nelle reti di distribuzione idrica e aumentasse i sistemi di recupero dell’acqua».

Credits foto: EPA/Jagadeesh Nv | Un esperimento di inseminazione delle nuvole a Bangalore, in India (21 agosto 2017)

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