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Piero Fassino e la sconfitta del 2016: «Soffiava un vento anti-Pd, mi ricandidai per non bruciare giovani. Ma a Torino la gente mi chiede quando torno»

Il deputato dem ed ex sindaco ripercorre i suoi 60 anni di politica: «La solitudine è fisiologica»

«Per me essere felice significa essere soddisfatto dell’attività che svolgo, coltivare gli affetti e le amicizie più vere e trasmettere fiducia e speranza». A 75 anni d’età e a 60 anni dal suo ingresso in politica, Piero Fassino ricorda alcuni dei momenti più significativi del suo percorso. «È una fase molto impegnativa, di sfide urgenti: la guerra in Ucraina, la globalizzazione, il ruolo dell’Europa, il salario minimo, la transizione ecologica, l’intelligenza artificiale, la tutela della salute dei cittadini, i diritti», racconta Fassino in un’intervista al Corriere di Torino, città di cui è stato sindaco dal 2011 al 2016. Prima di occupare la poltrona di primo cittadino, Fassino è stato l’ultimo segretario dei Ds, quindi tra i padri fondatori del Pd, più volte ministro e oggi deputato. Eppure, da giovane il suo sogno era un altro: «Fare lo storico, laurearmi alla Sorbonne a Parigi», rivela oggi l’ex sindaco di Torino.


I sogni sfumati e il tempo libero

A far cambiare idea al giovane Piero furono una serie di circostanze familiari. «Purtroppo mio padre morì all’improvviso, mia madre patì moltissimo la perdita e io non me la sentivo di lasciarla sola. Così mi iscrissi a Scienze politiche a Torino», racconta. Una passione, quella per la politica, che Fassino condivide con la moglie Anna Maria Serafini, anche lei deputata e poi senatrice. Pur essendo per certi versi una scelta di ripiego, in realtà la famiglia di Fassino ha la politica nel sangue. «Mio nonno è stato un fondatore del Partito socialista a inizio ‘900 e mio padre era uno dei capo della Resistenza a Torino», sottolinea il deputato dem. È importante però riuscire a ritagliarsi anche del tempo libero. «Amo la lettura, il cinema, il teatro. Adoro il jazz, i musical, mi appassiona viaggiare», racconta Fassino. E quando la giornalista gli chiede se gli capiti di sentirsi solo di tanto in tanto, lui risponde: «Gli amici veri e intimi non possono che essere pochi. E come tutti anch’io vivo momenti di solitudine, che supero grazie al sostegno generoso di mia moglie Anna».


Il rapporto con Torino e la sconfitta del 2016

Fassino parla poi del rapporto con la città che più di tutte ha segnato la sua storia personale e politica: «Amo sinceramente Torino: è la mia casa. Quando vengo in città e salgo su un taxi, ogni volta l’autista mi dice: “Sindaco, ma quando torna lei?”. Vuol dire che qualcosa di buono l’ho fatto e ho lasciato un bel ricordo», racconta Fassino. A proposito della campagna elettorale del 2016 persa contro Chiara Appendino, l’ex primo cittadino spiega a suo modo la sua sconfitta. «Il M5s era l’avversario ma il referendum sulle riforme istituzionali, che si svolse nelle stesse settimane del voto amministrativo (in realtà alcuni mesi dopo, ndr), unì tutti i partiti contro il Pd. Molti davano per scontata una mia riconferma, ma io sapevo bene che soffiava un vento contrario». E allora perché ricandidarsi per un secondo mandato? «Non volevo bruciare candidati più giovani – spiega oggi Fassino -. È stato un atto di responsabilità e amore per Torino».

Credits foto: ANSA/Tino Romano | Piero Fassino alla presentazione del libro “Il ritorno degli imperi” a Torino (18 novembre 2022)

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