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Russia, il ministro della Difesa russo Shoigu in visita in Corea del Nord. Mosca e Pechino insieme per l’anniversario del “Giorno della Vittoria”

25 Luglio 2023 - 21:32 Maria Pia Mazza
Il ministro ha sottolineato come questa visita rappresenti «un’importante occasione per rafforzare i legami militari tra Russia e Corea del Nord»

Il ministro della Difesa russo Serghei Shoigu è arrivato in Corea del Nord dove si fermerà fino a giovedì 27 luglio, per partecipare alle celebrazioni del 70° anniversario del cosiddetto “Giorno della Vittoria” della guerra di Corea del 1950-1953, quando venne firmato l’armistizio che portò al cessate il fuoco nella guerra di Corea. Il ministero russo della Difesa ha sottolineato come questa visita rappresenti «un’importante occasione per rafforzare i legami militari tra Russia e Corea del Nord» e rappresenti un «passo significativo nello sviluppo della cooperazione bilaterale tra i due Paesi». Ma Shoigu non sarà l’unico ospite alle celebrazioni di Pyongyang. Oltre alla delegazione russa, sarà presente anche quella cinese, guidata dal Politburo del Partito comunista cinese, Li Hongzhong. Le due delegazioni, quella russa e quella cinese, saranno le prime a partecipare alle celebrazioni del 27 luglio sin dal 2020, quando la Corea del Nord chiuse i propri confini a causa della pandemia di Covid.

Scambi di accuse tra Corea e Usa. E il ruolo della Cina

La partecipazione alle celebrazioni della delegazione di Pechino è stata contestata dai paesi del G7, così come dall’Unione Europea e da altri Paesi, che hanno esortato il governo di Pechino a impedire alla Corea del Nord di eludere le sanzioni decise dall’Onu. Da Pechino hanno replicato che le sanzioni delle Nazioni Unite contro Pyongyang vengono «rigorosamente» rispettate. Al contempo, gli Usa hanno attaccato la Corea del Nord, accusandola di fornire aiuti militari alla Russia per la guerra in ucraina. Da Pyongyang negano, e rilanciano accuse verso Washington, accusando gli americani di essere fautori della crisi in Ucraina, sottolineando che la «politica d’egemonia dell’Occidente ha obbligato la Russia a intraprendere un’azione militare per proteggere i propri interessi in termini di sicurezza».

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