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Niger, il generale Tchiani si proclama nuovo leader. La preoccupazione Ue e il messaggio di sostegno di Prigozhin: «È una lotta contro i colonizzatori»

Josep Borrell ha chiesto (invano) la liberazione del presidente deposto Mahamed Bazoum

Frontiere chiuse, controllo dei mass media, coprifuoco e Costituzione sospesa. Il golpe in Niger lanciato mercoledì contro il presidente in carica Mohamed Bazoum, democraticamente eletto due anni fa, sembra essere andato in porto. Il generale Abdourahamane Tchiani, capo della Guardia presidenziale, oggi si è infatti auto-proclamato nuovo leader del Paese. In una dichiarazione alla televisione nazionale, il militare nigerino ha giustificato il golpe con il «deterioramento della sicurezza e della gestione economica e sociale» nel Paese, minato dalla violenza dei gruppi jihadisti. L’ormai ex presidente resta per il momento imprigionato nella sua residenza, mentre si moltiplicano le condanne da parte della comunità internazionale. Prima fra tutti l’Unione europea che, in una nota diffusa dall’Alto rappresentante Josep Borrell, condanna «con grande fermezza il golpe» e chiede la «liberazione immediata del del capo di Stato Bazoum», di orientamento filo-occidentale. A sancire la riuscita dell’azione militare era arrivato nella giornata di ieri – giovedì, 27 luglio – anche il sostegno (inaspettato) ai rivoltosi del capo dell’esercito del Niger, il generale Abdou Sidikou Issa. L’obiettivo/motivazione adottata: «Evitare un bagno di sangue» tra le diverse forze armate del Paese.  

L’ombra di Mosca

Tutto questo accade in un’area in cui i confinanti Burkina Faso e soprattutto il Mali si stanno avvicinando sempre più alla Russia. Non a caso centinaia di manifestanti anti-golpe sono stati dispersi nella capitale Niamey, dove invece sostenitori dei golpisti hanno sventolato bandiere russe. Ma non solo: un’organizzazione di Mosca legata al gruppo paramilitare Wagner avrebbe diffuso un presunto messaggio del loro leader Yevgeny Prigozhin, secondo il quale il tentativo di golpe in Niger sarebbe una «lotta contro i colonizzatori». Nonostante la notizia non sia ancora confermata, la Community of Officers for International Security (Cosi) – considerata dagli Stati Uniti come una società di comodo della milizia nella Repubblica Centrafricana – ha condiviso ieri sera su Telegram il messaggio audio attribuito a Prigozhin. «Quello che è successo in Niger non è altro che la lotta del popolo nigerino contro i colonizzatori che stanno cercando di imporre le loro regole di vita», avrebbe detto Prigozhin nel presunto messaggio. «Per tenere (i popoli africani) al guinzaglio, gli ex colonizzatori stanno riempiendo questi Paesi di terroristi e varie bande armate, creando loro stessi un’enorme crisi di sicurezza». Secondo l’ex chef di Putin gli «ex colonizzatori» avrebbero inviato missioni militari con «decine di migliaia di soldati che non sono in grado di difendere la popolazione degli Stati sovrani. Le persone stanno soffrendo», ha aggiunto il leader russo, sostenendo, tra le altre cose, che l’invocazione al gruppo di mercenari è dettata dal fatto che «mille combattenti di Wagner sono in grado di stabilire l’ordine e distruggere i terroristi».

La storia si ripete

Con un cambio di potere in Niamey, gli equilibri (interni ed esteri) potrebbero cambiare ancora una volta. Il Niger, nazione poverissima e crocevia di migrazioni verso l’Italia, ha già subito quattro colpi di stato militari da quando ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia nel 1960 e c’era stato un tentativo di golpe (fallito) due giorni prima dell’insediamento di Bazoum nel 2021. Washington e Parigi, i due principali alleati del Niger, vedevano in Bazoum un alleato cruciale per reprimere le insurrezioni islamiste nel Sahel. Anche l’Italia è impegnata a sostenere la sicurezza del Paese, oltreché lo sviluppo in vari settori, fra l’altro con circa 300 militari della missione «Misin» di formazione delle forze di difesa.

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