Cosa succede in Niger dove c’è stato un tentativo di golpe

Contattati i 170 italiani presenti nel Paese. Tajani: «Seguiamo con preoccupazione gli eventi»

In Niger c’è stato un tentativo di colpo di Stato, da parte della guardia presidenziale che avrebbe “trattenuto” il capo di Stato eletto, Mohamed Bazoum a seguito dei tentativi di colloquio, finiti male, tra autorità e pretoriani. L’esercito avrebbe intimato il rilascio del presidente. Sull’account Twitter presidenziale hanno riportato la versione secondo cui le guardie hanno cercato di spodestare Bazoum con un «movimento anti-repubblicano». Il presidente – assicura il tweet – e la sua famiglia stanno bene.


Secondo quanto riportato dai media locali la guardia presidenziale del Niger ha circondato stamane il palazzo del presidente Bazoum e gli edifici di alcuni ministeri a Niamey, la capitale del paese. Non è il primo tentativo di golpe che subisce il presidente. Il primo avvenne nel 2021, a due giorni dall’inizio del suo mandato, un mese dopo le elezioni.


Le condanne internazionali e la preoccupazione dell’Italia

Il Niger conta oltre 20 milioni di abitanti. Nell’Africa centro occidentale, fa parte del Sahel, e ha lungo passato da colonia francese. La sua posizione strategica desta molte preoccupazioni nella comunità internazionale. Immediata è stata la condanna dell’Unione africana, Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) e dell’Unione europea, con l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell che ha criticato fortemente «tutti i tentativi di destabilizzare la democrazia e minacciare la stabilità del Niger». Gli Stati Uniti hanno espresso la loro preoccupazione così come il segretario Onu Antonio Guterres. La Farnesina sta monitorando la situazione ed è in contatto con i 170 italiani presenti nel paese africano. «Stiamo seguendo con preoccupazione gli eventi in Niger, un Paese amico dell’Italia e decisivo per la stabilità del Sahel. Un interlocutore importante sia a livello bilaterale che europeo. L’Italia condanna ogni ricorso alla violenza che metta in pericolo la democrazia», ha twittato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

(in copertina il presidente Bazoum. Foto EPA/LUDOVIC MARIN / POOL MAXPPP OUT)

Leggi anche: