L’inchiesta sui furbetti della benzina: «Verde a 2 euro e 50 al litro, fermate la speculazione»

Il governo pensa a un vademecum. Continua il monitoraggio su strade e autostrade

La Guardia di Finanza indaga sui furbetti della benzina. E sui rincari del carburante. Mentre per i distributori scatta l’obbligo di esporre i prezzi medi di benzina e diesel. Dal primo agosto i gestori delle stazioni di servizio dovranno permettere agli automobilisti di confrontare il loro prezzo con quello medio della rete. Una misura del Decreto Benzina del governo Meloni licenziato a gennaio. Le sanzioni arrivano a 2 mila euro. Ma intanto la Gdf si muove sulla super servita a quota 2 euro e 50 al litro. Mentre i prezzi medi si attestano a quota 1,75 euro per il gasolio e 1,89 per la benzina. Ma il governo ha in mente anche altre mosse contro gli speculatori. Tra queste c’è un vademecum per i viaggiatori e un numero verde. Mentre la Gdf su impulso di Mr. Prezzi continua il monitoraggio su strade e autostrade.


Il prezzo

Dall’inizio del 2023 il prezzo di benzina e gasolio è più basso in Italia rispetto a Spagna. Germania e Francia. Ma il pieno a 2 euro in autostrada è una realtà. Davide Tabarelli di Nomisma Energia spiega oggi al Messaggero che il costo del carburante è determinato dal prezzo internazionale della benzina. Quella che arriva sulle navi da 35 milioni di litri. A questo vanno aggiunte le tasse. Con i 15 centesimi di margine che però devono coprire anche il trasporto si arriva agli attuali 1,89 euro al litro. Per Tabarelli la prima regola è evitare di fare il pieno nei distributori che hanno prezzi così elevati: «È opportuno anche rinunciare al servito e usare il self service. In Autostrada il servizio può arrivare a costare anche 40 centesimi in più». Le pompe bianche garantiscono poi almeno un risparmio di 100 euro l’anno. Esporre i prezzi medi nelle pompe invece non avrebbe questo grande effetto: «Sono già pubblicati ovunque e non cambia nulla».


I costi bassi

Per il futuro, spiega ancora Tabarelli, «abbiamo bisogno di raffinerie e di costi bassi». Non si può puntare sull’auto elettrica. Mentre aiuterebbe l’estrazione di petrolio sul territorio nazionale: «In Sicilia e in Basilicata si può produrre di più». Intanto il ministro Urso sta definendo il protocollo anti inflazione per i prodotti di più largo consumo. Un patto con la filiera dei produttori e con quella dei distributori per calmierare i prezzi di pane, pasta, farina, olio, uova, riso e dei prodotti per l’infanzia. Si tratta di una iniziativa temporanea su base volontaria «nel rispetto della libertà di impresa e delle strategie di mercato». L’obiettivo dichiarato è far partire ad ottobre un “trimestre anti inflazione”, bloccando fino a dicembre i costi per le famiglie.

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