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Niger, cosa sta accadendo dopo il golpe che ha destituito Bazoum. Mali-Burkina: «Intervento militare per riportarlo sarebbe un atto di guerra contro di noi»

31 Luglio 2023 - 23:50 Redazione
L’organizzazione che rappresenta 15 Paesi dell’Africa Occidentale ha lanciato alla giunta di Niamey un ultimatum di una settimana per ristabilire l’ordine

La giunta militare, che mercoledì 26 luglio ha effettuato un colpo di Stato in Niger, avrebbe ordinato l’arresto di quattro ministri, un ex ministro e il leader del partito di Mohamed Bazoum, il presidente eletto rovesciato. E nel mentre gli stati africani si schierano pro o contro il presidente destituito, complicando ulteriormente la tensione sul continente. «Dopo il sequestro del presidente della Repubblica, i golpisti ci riprovano e moltiplicano gli arresti illegali», ha scritto l’agenzia France Presse, riportando una nota del Pnds, il Partito nigerino per la democrazia e il socialismo. I rappresentanti del partito hanno chiesto il «rilascio immediato» dei ministri arrestati e «sequestrati ingiustamente», affermando di temere che il Niger si stia avviando verso «un regime dittatoriale e totalitario». Intanto, la giunta militare ha invitato tutti i membri del governo destituito e i dirigenti delle istituzioni «a restituire ai vari dipartimenti e alle direzioni ministeriali tutti i veicoli ufficiali messi a loro disposizione», entro oggi, 31 luglio.

Mali-Burkina: Intervento per ripristinare Bazoum «sarebbe come dichiararci la guerra»

Qualsiasi intervento militare in Niger per riportare al potere il presidente Mohamed Bazoum, destituito da un golpe, sarebbe considerato una «dichiarazione di guerra contro il Burkina Faso e il Mali». Lo dichiarano i governi di Ouagadougou e Bamako in un comunicato congiunto, dopo l’ultimatum della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas-Cedeao) che non esclude l’uso della forza se non verrà ripristinato l’ordine costituzionale.

Tajani: «Gli italiani in Niger non corrono alcun pericolo»

Il ministro degli Esteri del governo Meloni, parlando ai microfoni della Rai, ha assicurato che «gli italiani in Niger – poco meno di 100 – non corrono alcun pericolo. La Farnesina li segue uno per uno, sono in sicurezza». Antonio Tajani ha anche detto che, per il momento, escluderebbe una soluzione militare del conflitto interno al Paese: «L’Italia vuole privilegiare la soluzione diplomatica in Niger, dipende molto da come si muoveranno i Paesi dell’Africa occidentale. Mercoledì ci sarà una riunione dei capi di Stato maggiore, intanto c’è un ultimatum di sette giorni. Ci auguriamo che non ci siano interventi militari e che la situazione si possa risolvere con un accordo generale: quello a cui sta lavorando l’Italia per evitare spargimenti di sangue». Infine, il titolare della Farnesina ha affermato che l’Italia non riconoscerà la giunta militare al potere: «Ci auguriamo che in Niger si possa ripristinare la democrazia con il presidente eletto Bazoum, che noi sosteniamo. Non riconosciamo la giunta militare. Oggi ho parlato con la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna e con l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell e mi confronterò con il segretario di Stato Usa Antony Blinken». In una nota diffusa in serata da Palazzo Chigi, il governo ha informato sulla riunione di aggiornamento e analisi che si è svolta oggi, alla quale hanno partecipato la premier Meloni, i ministri Crosetto e Tajani, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e i vertici dell’Intelligence. «L’Italia auspica una soluzione negoziale della crisi e la costituzione di un governo riconosciuto dalla comunità internazionale», si legge nel documento, «il presidente del Consiglio, che viene costantemente informato sull’evoluzione della crisi, ha posto la massima attenzione sugli italiani presenti in Niger».

L’accusa dei golpisti a Parigi: «La Francia vuole intervenire militarmente»

L’Unione europea, stando alle parole dell’Alto rappresentante Josep Borrell, si è detta pronta a «sostenere tutte le misure adottate da Ecowas». L’appoggio «rapido» è arrivato dopo che ieri, 30 luglio, l’Organizzazione che rappresenta 15 Paesi dell’Africa Occidentale, riunita ad Abuja e sostenuta anche dagli Usa, ha lanciato alla giunta di Niamey un ultimatum di una settimana per ristabilire l’ordine. «È importante che la volontà popolare espressa attraverso le elezioni venga rispettata», ha concluso Borrell. Nel frattempo, i golpisti hanno accusato la Francia di voler «intervenire militarmente» per rimettere in carica il presidente Mohamed Bazoum, eletto democraticamente. «In linea con la sua politica di ricerca di modi e mezzi per intervenire militarmente in Niger, la Francia, con la complicità di alcuni nigerini, ha tenuto una riunione presso la sede della Guardia nazionale del Niger per ottenere le necessarie autorizzazioni politiche e militari», si legge nel comunicato dei militari. L’ipotesi di un intervento militare potrebbe farsi sempre più concreta. Parigi ha fatto sapere che reagirà «con decisione» se fossero attaccati i cittadini francesi e i loro interessi, dopo che migliaia di manifestanti pro-golpe hanno manifestato nella giornata di ieri, tentando l’assalto all’ambasciata francese a Nimey mentre sventolavano bandiere russe e inneggiavano a Mosca. L’organizzazione regionale Ecowas nella sua riunione straordinaria, tenutasi domenica 30 luglio, ha anche deciso di tagliare i cordoni a Nyamei, sospendendo «tutte le transazioni commerciali e finanziarie» tra i suoi Stati membri e il Niger. E ha deciso di imporre altre sanzioni finanziarie, tra cui «il congelamento dei beni per i funzionari militari coinvolti nel tentativo di colpo di stato».

Online la prima foto del presidente Bazoum dopo il golpe

FACEBOOK / Mahamat Idriss Déby: il presidente Bazoum destituito dopo il golpe, insieme al capo di Stato del Ciad

Il presidente del vicino Ciad, Mahamat Idriss Déby, ha pubblicato sulla propria pagina Facebook l’immagine del capo di Stato nigerino, Mohamed Bazoum destituito dopo il golpe. Lo scrive il Guardian citando il post social dello stesso Déby che spiega di essere andato in Niger «per esplorare tutte le strade e trovare una soluzione pacifica alla crisi». Il presidente del Ciad ha anche pubblicato una sua foto con il leader del colpo di Stato Abdourahamane Tchiani, anche lui sorridente. Secondo alcune fonti, Bazoum sarebbe detenuto nella residenza presidenziale.

Mosca: «Parti usino moderazione, evitare vittime»

Il Cremlino, stando alle parole del portavoce Dmitry Peskov, si è detto «favorevole» al «rapido ripristino dello stato di diritto» in Niger e «alla moderazione di tutte le parti in modo che non ci siano vittime».

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