Torino, la storia del macellaio assolto dall’accusa di stupro perché la dipendente ha fatto una denuncia identica

L’assoluzione chiesta anche dalla procura dopo la testimonianza e la scoperta della “fotocopia”

Un macellaio di 80 anni che lavora nel quartiere Mirafiori a Torino è stato accusato da due sue ex dipendenti di violenza sessuale, stalking, violenza privata e lesioni. Ma la storia è finita con un’assoluzione chiesta dalla procura. Che, racconta l’edizione torinese di Repubblica, si è trovata di fronte all’inattendibilità conclamata della vittima principale. Mentre l’altra a metà processo si è resa irreperibile. Il macellaio era accusato di cinque capi d’imputazione per fatti accaduti tra 2017 e 2021. Le vittime, entrambe originarie dell’est Europa, avevano lavorato nella macelleria rispettivamente per pochi mesi e alcuni anni. La prima si era detta vittima di un infortunio e si era poi messa in malattia. L’altra aveva referti che certificavano il suo stato d’ansia a causa delle molestie e dello stalking del titolare dell’esercizio. Si era quindi licenziata per giusta causa: mobbing e violenza sessuale. Quando è stata ascoltata ha descritto le mani che si infilavano sotto i suoi vestiti nel reparto frigo e palpeggiamenti tra i tranci di bovini appesi ai ganci. Ma gli inquirenti hanno scoperto che la donna aveva denunciato anche il suo precedente datore di lavoro. «Solo per le mancate retribuzioni», ha spiegato in Aula. Ma i giudici hanno scoperto che le accuse erano invece identiche. Quando le hanno chiesto conto della questione, ha detto che non ricordava.


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