Il ministro Nordio al carcere di Torino dopo i due suicidi: «Dobbiamo dividere i detenuti pericolosi dagli altri. Useremo le caserme»

In meno di 24 ore due detenute si sono uccise in una struttura penitenziaria con gravi problemi operativi, con personale insufficiente e sovraffollata

«Ogni suicidio in carcere è un fardello che ci angoscia ogni volta», con queste parole il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è espresso dopo la visita di oggi, 12 agosto, al carcere di Torino. Nordio si è trattenuto a colloquio con la direzione della struttura penitenziaria per acquisire la documentazione relativa alle due detenute morte ieri. Una delle due donne si è lasciata morire di fame e di sete, mentre l’altra, a meno di 24 ore di distanza è stata trovata impiccata. «Stamane abbiamo ascoltato tutte le proposte», ha aggiunto il ministro per poi proporre una soluzione che dovrebbe ridurre il sovraffollamento delle carceri, considerato tra le ragioni potenzialmente determinanti nei due suicidi. «Cercheremo quella che vorrei chiamare una detenzione differenziata tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale. C’è una situazione intermedia che può essere risolta con l’utilizzo di molte caserme dismesse e che hanno spazi meno afflittivi», ha spiegato il ministro.


«Le caserme come soluzione»

«Costruire un carcere è costoso. Usare strutture dismesse con ampi spazi secondo me è soluzione su cui bisogna iniziare a lavorare e ci stiamo lavorando con risultati che saranno forse immediati», ha aggiunto l’esponente del governo, specificando che «bisogna garantire l’umanità del detenuto e il trattamento rieducativo». Nordio ha anche voluto precisare che la sua non è stata un’ispezione al Lorusso e Cutugno ma una «manifestazione di vicinanza» nei confronti dei detenuti, ma anche della «direzione e alla polizia penitenziaria che soffre di gravi carenze di organico e di difficoltà operative che sono da subito, dall’inizio di questo governo, all’attenzione massima del ministero». Il ministro è entrato presso la struttura del carcere Lorusso e Cutugno poco dopo le 11.30, scortato dalla polizia stradale. A accoglierlo c’erano la direttrice della struttura penitenziaria, Elena Lombardi Vallauri, i garanti comunale, Monica Gallo, e regionale Bruno Mellano, insieme al responsabile dell’Azienda sanitaria locale per il carcere, Roberto Testi.


Le contestazioni al ministro

Ma la visita non è stata priva di contestazioni: dall’esterno della struttura penitenziaria, mentre era in corso la visita, si sono sentiti fischi e urla. Fonti interne hanno inoltre riferito all’Ansa che i detenuti avrebbero iniziato a protestare anche battendo sulle sbarre con gavette e altre stoviglie, urlando: «Libertà, libertà». Le urla, scrive ancora Ansa, sono arrivate all’esterno in modo uniforme da tutto il carcere e si sentivano anche, miste a fischi, fino al cancello principale. Dall’esterno si sentivano anche a fuori i rumori di forti tonfi ripetuti, come se grandi oggetti (forse anche mobili) fossero sbattuti contro qualcosa. Le contestazioni sono durante circa mezz’ora prima di placarsi.

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