Chi è Harald Espenhahn, l’ex amministratore delegato della Thyssen arrestato a 16 anni dal rogo (e 7 dalla condanna definitiva)

L’ex manager arrestato in Germania era stato condannato per omicidio colposo ma non aveva ancora scontato neppure un giorno. I familiari delle vittime: «Vittoria amara»

5726. Sono i giorni trascorsi dal rogo nello stabilimento Thyssen di Torino, dove persero la vita sette operai (Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi). E dopo quasi 16 anni è arrivata la notizia, diffusa oggi – giovedì, 17 agosto – dell’arresto dell’ex amministratore delegato della Thyssenkrupp, il tedesco Harald Espenhahn. «Dopo tanto correre, scappare dalla giustizia Espenhahn ha varcato la soglia del carcere» in Germania, ha commentato Antonio Boccuzzi, l’operaio scampato al rogo scoppiato nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007. «Non è un risarcimento, non è vendetta. – ha continuato Boccuzzi -. È solamente l’unico epilogo che si sarebbe già dovuto compiere da tempo e che è stato solo rimandato». L’arresto dell’ex manager risale al 10 agosto scorso; era stato condannato a 5 anni per omicidio colposo (massimo della pena in Germania), ma non aveva ancora scontato alcun giorno in carcere a causa dei continui ricorsi dell’imputato alla giustizia tedesca proprio per evitare di entrare in cella. Secondo Boccuzzo quei «cinque anni saranno ulteriormente ridimensionati. Lo sappiamo e non ci facciamo strane o vane illusioni, ma un passo è stato compiuto e questo non ce lo porta via nessuno». Increduli i familiari delle vittime, che hanno definito l’arresto dell’ex manager «una magra vittoria, amara». «Abbiamo aspettato così tanto che non sembra vero, ma più che altro adesso potrà provare cosa significa essere recluso», concludono a La Presse


La ricostruzione e i cavilli legali

Una vicenda lunga e travagliata, quella legata alla strage della Thyssen. In Italia il pm Raffaele Guariniello aveva coordinato le indagini e dimostrato la colpevolezza dei vertitici della fabbrica di Torino. Questi ultimi furono accusati all’epoca di omicidio volontario con dolo eventuale per «aver trascurato consapevolmente gli aspetti legati alla sicurezza in vista delle dismissioni dell’impianto». Tuttavia, nei successivi gradi di giudizio, l’imputazione venne riqualificata in omicidio colposo con colpa cosciente e, infine, dopo ulteriori passaggi furono confermate sei condanne a manager tedeschi e italiani, il 13 maggio 2016. Ma mentre Pucci, Moroni, Salerno e Cafueri iniziarono a scontare fin da subito la pena comminata nei loro confronti, per i due manager tedeschi, Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz (condannati rispettivamente a oltre 9 e 6 anni di carcere) le cose si complicarono. In Germania il codice prevede, infatti, una pena non superiore ai 5 anni per l’omicidio colposo. Ma non solo: nel 2020 le autorità giudiziarie tedesche concessero a Priegnitz la semilibertà. Mentre Espenhahn tentò altri ricorsi: al tribunale di Hamm, respinto il 4 febbraio 2020, e alla Corte costituzionale che prese dei mesi per decidere. Tuttavia, le continue proroghe hanno allungato i tempi fino al 10 agosto scorso, quando l’ex manager tedesco è finito in carcere.  


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