Il ministero dell’Economia e delle finanze ha richiesto, subito dopo l’approvazione della norma, un parere di competenza alla Banca centrale europea (Bce) sulla misura approvata in occasione del Consiglio dei ministri dello scorso 7 agosto riguardante la tassa sugli extraprofitti delle banche. Lo apprende LaPresse da fonti del Mef. La risposta della Bce dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. La presidente della Banca centrale europea «ha ricevuto la richiesta ufficiale di consultazione da parte del Ministro dell’Economia e delle Finanze italiano», spiega LaPresse. Da Francoforte pubblicheranno «il parere della Bce a tempo debito».
Cosa non piace alla Bce della tassa sugli extraprofitti: le modalità, per esempio
Secondo quanto riportava il Corriere stamane la governatrice Christine Lagarde starebbe già scrivendo il parere della Bce e non ci sarebbe nulla di buono all’orizzonte. Una netta censura, sia sul merito del provvedimento, che la Bce ritiene potenzialmente dannoso per l’economia. Sia sul metodo, visto che il governo non ha comunicato la decisione alla Banca d’Italia e a Francoforte. Il Trattato dell’Unione Europea infatti stabilisce la consultazione da parte delle autorità nazionali su ogni progetto di legge di sua competenza.
Non solo banche: il parere la Bce sul Patto di stabilità
Nel parere sulla proposta di riforma del Patto di stabilità la Bce afferma che è cruciale che «gli aggiustamenti di bilancio non arrechino danni agli investimenti». Negli impegni di aggiustamento dei conti «raccomanda che siano incluse ulteriori salvaguardie per garantire un aumento negli investimenti per le priorità critiche della politica, come la transizione verde e digitale». Nell’Ecofin di giugno il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti avanzato avanzato la richiesta di una ‘golden rule’ temporanea alla regola sulla spesa chiedendo considerazione per gli investimenti prioritari, in particolare sulla transizione. Nel parere sulla proposta di riforma della governance economica dell’Ue la Bce raccomanda poi che la disciplina sui conti pubblici (il braccio preventivo del Patto di stabilità) «comprenda un elevato livello di dettaglio sui requisiti per gli impegni di riforma e di investimento da inserire in tutti i piani nazionali». Rispetto al periodo di aggiustamento dei conti l’istituto centrale «sostiene un utilizzo prudente delle estensioni dei piani nazionali». Per garantire che la metodologia sia «sufficientemente chiara e trasparente», suggerisce quindi «di sviluppare ulteriormente il quadro di valutazione per gli impegni degli stati membri». «In particolare, si dovrebbe garantire – afferma – che tali impegni portino a un rafforzamento della crescita potenziale e quindi della sostenibilità del debito». L’istituto di Francoforte chiede poi di «precisare la metodologia alla base dell’analisi di sostenibilità del debito della Commissione», come pure che va precisata la definizione di ‘spesa netta’.
(foto EPA/RONALD WITTEK)
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