Treni moderni e super-veloci che sfrecciano tra le principali città europee: made in Italy. Un (ambizioso) progetto che potrebbe presto divenire realtà. Stando alle parole del Carlo Palasciano Villamagna, Chief International Officer di FS, citato dal Financial Times, Ferrovie dello Stato starebbe lavorando a un servizio ferroviario ad alta velocità in grado di collegare Bruxelles, Amsterdam, Parigi e pure Berlino. Un’alternativa (sostenibile) al trasporto aereo resa possibile grazie alle norme dell’Ue sulla liberalizzazione delle reti ferroviarie regionali che hanno aperto la strada alla concorrenza tra aziende private e operatori statali dei Paesi confinanti. La società italiana è da tempo interessata a offrire servizi transfrontalieri, ovvero «dopo l’entrata in vigore delle nuove misure di liberalizzazione, nel giugno 2019», ha spiegato il manager al Ft. In questo quadro, sarebbe già in rampa di lancio un primo progetto (dettagliato) per collegare Parigi e Barcellona. Mentre la tratta Bruxelles-Amsterdam, che attualmente è offerta da una sola compagnia, «potrebbe essere interessante», ha confermato Palasciano. Solo il gruppo Eurostar fornisce, infatti, collegamenti tra le due città del Benelux dopo la fusione con Thalys che ha dato vita a un’unica compagnia transnazionale, controllata da SNCF, l’operatore ferroviario statale francese. «È una linea molto popolare», ha detto Palasciano all’Ft, che sta valutando, insieme all’azienda, «come essere possibili partner o ulteriori attori per quella parte d’Europa».
Prossima fermata Berlino?
Ma il viaggio in Europa potrebbe non fermarsi nella capitale francese o belga. L’idea è, infatti, quella di operare un servizio persino in Germania. Più precisamente a Berlino. Propositi ambiziosi, certo. Ma che cozzano, per certi versi, con la lentezza riscontrata nella ristrutturazione delle ferrovie ad alta velocità in Europa, presupposto indispensabile per il collegamento dell’Unione. Per Alberto Mazzola, direttore esecutivo della Cer (Community of European Railway and Infrastructure Companies), che raccoglie circa settantadue tra operatori ferroviari e gestori dell’infrastruttura degli stati dell’Ue, tale rallentamento è imputabile alla pandemia. «Se non ci fosse stato il Covid – ha detto Mazzola al quotidiano economico londinese – oggi avremmo visto ancora più concorrenza». Tuttavia, la mancanza di infrastrutture adeguate per i servizi ferroviari ad alta velocità in Europa «è un grande problema» poiché vi sono poche linee ferroviarie ad alta velocità tra Stati confinanti. Eppure, i costi per la loro realizzazione sono ingenti: secondo un rapporto della società di consulenza EY, la creazione di una rete ad alta velocità per collegare le maggiori città europee costerebbe 550 miliardi di euro. Cifra, questa, che potrebbe (chissà?) lasciare i treni ai box di partenza e smorzare, così, le sostenibili “speranze” dei viaggiatori.
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