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Usa 2024, chi sono i candidati repubblicani che sognano di strappare la nomination a Donald Trump (senza prenderne le distanze)

Al Fiserv Forum di Mulwaukee si è svolto il primo dibattito televisivo tra gli aspiranti presidenti del Grand Old Party. Assente il tycoon, che ha preferito rilasciare un'intervista a Tucker Carlson

Manca più di un anno alle elezioni presidenziali americane, ma la campagna elettorale si appresta a entrare nel vivo. Ieri, mercoledì 23 agosto, si è tenuto il primo dibattito televisivo tra i candidati repubblicani che si sfideranno per ottenere la nomination del partito alla corsa per la Casa Bianca del 2024. Sono 8 gli aspiranti presidenti che si sono confrontati sul palco del Fiserv Forum di Milwaukee: Ron DeSantis (governatore della Florida), Doug Burgum (governatore del North Dakota), Mike Pence (ex vicepresidente durante l’amministrazione Trump), Chris Christie (ex governatore del New Jersey), Asa Hutchinson (ex governatore dell’Arkansas), Nikky Haley (ex governatrice del South Carolina), il senatore Tim Scott e l’imprenditore Vivek Ramaswamy. Il grande assente sul palco del primo dibattito è proprio il grande favorito per la nomination repubblicana: Donald Trump, che i sondaggi danno ampiamente in testa rispetto a tutti i suoi avversari. L’ex presidente – alle prese con quattro diversi processi penali – ha deciso di boicottare il confronto pubblico televisivo, optando invece per una compiacente intervista con Tucker Carlson, ex conduttore di punta di Fox News.

La sorpresa Ramaswamy

Sono tre i principali terreni di scontro su cui si sono confrontati i candidati del Grand Old Party: l’aborto, il sostegno americano all’Ucraina e l’eredità politica di Trump. A emergere dal dibattito televisivo è stato Ramaswamy, imprenditore 38enne di origini indiane, che ha cercato di presentarsi agli elettori conservatori come il candidato più in linea con le politiche e lo stile comunicativo del tycoon. «Non sono un politico, sono un imprenditore di successo, figli di immigrati arrivati senza un soldo 40 anni fa. Volete un pupazzo messo lì dal partito o un patriota che vi dice la verità?», ha chiesto Ramaswamy ricalcando alcuni degli argomenti usati proprio da Trump durante la campagna elettorale del 2016. E anche le sue posizioni politiche sembrano ricalcare la retorica adottata dall’ex presidente. La guerra in Ucraina? «Non è una priorità», risponde l’imprenditore 38enne, che propone invece di usare le risorse militari per presidiare il confine con il Messico. Il cambiamento climatico? «È una bufala», sostiene Ramaswamy sposando la linea negazionista sostenuta da buona parte del partito repubblicano.

DeSantis non brilla

Non brilla Ron DeSantis, per mesi acclamato dai media americani come unica vera alternativa a Trump. Nel corso del dibattito, il governatore della Florida ha attaccato il presidente Joe Biden e ha puntato su alcuni temi identitari degli elettori di destra. In primis, l’aborto: «Sarò un presidente pro-life», ha assicurato DeSantis, aggiungendo di essersi «emozionato alla vista delle ecografie» dei suoi figli. Il governatore della Florida, e pupillo di Elon Musk, ha rivendicato il suo approccio libertario alla gestione della pandemia da Covid-19, che più volte lo ha fatto entrare in contrasto con Biden. «Siamo arrivati a questo punto per come è stata gestita la pandemia da Covid – ha attaccato DeSantis dal palco -. Io non permetterò mai al governo di burocrati di imporre un nuovo lockdown». A riscuotere un discreto successo sono gli interventi di Mike Pence, che ha puntato tutto sul suo stile austero e rassicurante. «Sono indiscutibilmente il più preparato e testato per fare il presidente. Dobbiamo riportare l’America su un sentiero di crescita, prosperità e responsabilità fiscale», ha detto l’ex vicepresidente. Pence ha rivendicato la decisione di «difendere la costituzione» e opporsi alla richiesta di Trump di non certificare il voto del 2020. Una scelta su cui anche tutti gli altri candidati si sono detti d’accordo. Eppure, soltanto due degli otto repubblicani presenti sul palco – Christie e Hutchinson – hanno osato criticare apertamente il tycoon. «Trump è il candidato più squalificato. La sua condotta è stata al di sotto della carica di presidente degli Stati Uniti», ha commentato l’ex governatore dell’Arkansas, aggiungendo che – qualora Trump vincesse la nomination di partito – lui non lo sosterrebbe.

Credits foto di copertina: EPA/Mike Desisti | Da sinistra a destra: Asa Hutchinson, Chris Christie, Mike Pence, Ron DeSantis, Vivek Ramaswamy, Nikki Haley, Tim Scott, Doug Burgum

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