Pur di non sottomettersi alle regole contro il porno ai minori, Pornhub ha chiuso in tre Stati Usa. Ecco come è andata

Il governo studia come impedire l’accesso dei minori alla pornografia. Uno dei sistemi al vaglio è stato tentato negli Usa

Da giorni l’esecutivo si interroga: come impedire ai minorenni di guardare porno online? Nella speranza di arginare casi di stupro come quelli di Caivano e Palermo, la ministra alla famiglia Eugenia Roccella è intenzionata a ricorrere a un blocco informatico, che impedisca ai minorenni di accedere a Pornhub, Youporn e siti simili. «Non una censura, ma una tutela dei minori», l’ha definita Roccella che sul tema ha ricevuto anche la lettera del pornoattore Rocco Siffredi. Anche lui contrario a lasciare il materiale disponibile ai giovanissimi. Si ragiona ora sulle modalità. Come vietare l’accesso? Al momento l’ipotesi più accredita è quella di app di terze parti «fidate» a cui le piattaforme a luci rosse dovrebbero affidarsi, a spese loro, per verificare l’età degli utenti. Ma potrebbero entrare in gioco anche la Carta d’Identità elettronica o lo Spid.


Verifica dell’età? No grazie

L’idea non è nuova. Negli scorsi mesi a provarci sono stati anche il Mississippi, lo Utah, e la Virginia. Gli Stati Usa hanno passato delle leggi per fare sì che l’accesso ai siti pornografici fosse consentito solo presentando il proprio documento di identificazione. Per tutta risposta, Pornhub, il più grande sito porno al mondo (nel 2019 ha ricevuto 42 miliardi di visite, più di Amazon e Netflix), ha bloccato l’accesso a chiunque volesse collegarsi da quegli Stati, non solo i minorenni. Perché? È lo stesso sito nero e arancione a spiegarlo a chi non viene accettato, con un video in cui appare la pornostar Cherie DeVille, completamente vestita. «Sebbene la sicurezza sia fondamentale per noi – dichiara l’attrice – dare la tua carta d’identità ogni volta che vuoi visitare un sito per adulti non è la soluzione più efficace per proteggere i nostri utenti. Anzi, potrebbe mettere a repentaglio la tua privacy e quella dei tuoi bambini», aggiunge DeVille.


I problemi di privacy e la soluzioni

La ragione, spiegata nel video è semplice, in altri casi simili, come quello della Louisiana, non tutti i siti si erano adeguati. Pornhub ha perso l’80% del proprio traffico. Ma gli utenti si erano semplicemente spostati su altre piattaforme meno attente che agivano nonostante il rischio, previsto dalle leggi in questione, di essere considerati responsabili della mancata identificazione dei minori. Per questo, il sito suggerisce di verificare l’età degli utenti in base al loro dispositivo, piuttosto che ai dati personali. Un caso che non sembra troppo diverso dal possibile futuro dell’Italia. Altre soluzioni? Ci sono le app di riconoscimento dell’età, come Yoti, tra le alternative considerate anche in Italia, che vengono utilizzate con successo da OnlyFans nel Regno Unito per assicurarsi che chi accede al sito per adulti non sia minorenne. Yoti, usata anche da Instagram in certi contesti, non ha bisogno di dati. Basta una foto che l’intelligenza artificiale usa per stimare l’età dell’utente. Un sistema più facile da mettere in pratica, ma che l’esecutivo dovrà trovare un modo di far applicare alle moltissime piattaforme pornografiche online.

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