Stop ai siti di pornografia per i minori, il governo studia un provvedimento ad hoc. Roccella: «Non è censura, ma tutela»

Diverse le possibilità al vaglio, con l’obiettivo di non cedere alle piattaforme troppi dati personali degli utenti

Il governo ha scelto di intestarsi una nuova battaglia: proteggere i minori dai contenuti pornografici online. Il provvedimento, ancora in fase di studio, è stato presentato dalla ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella. Secondo la ministra, che ha parlato di un blocco informatico per chi non ha raggiunto la maggiore età, «non è censurare, ma tutelare i minori». L’aggancio con l’attualità è stato fornito all’esecutivo dal duplice stupro di Caivano e dall’appello di don Patriciello: «Oscurare i porno ai più giovani». Come lui, anche la stella dell’hard italiano, Rocco Siffredi, ha chiesto a più riprese di intervenire sulla materia per limitare l’accesso ai ragazzi. Scrive Repubblica che oggi, in Italia, un minore su due è fruitore di porno. Se agli esordi dei siti hot l’età dei primi spettatori si individuava in una forbice tra i 14 e i 17 anni, adesso la media è scesa tra gli 8 e gli 11 anni, ovvero l’età in cui si riceve il primo smartphone. Ma tornando all’iniziativa della ministra, il suo provvedimento si baserebbe su uno stop solo parziale: sarebbero lasciati fuori dall’oscuramento i social e le chat, dove già circola molto materiale pornografico. La norma che sarà vagliata dall’esecutivo dovrebbe riguardare solo i siti di settore, con il rischio che questo genere di traffico si sposti in blocco sulle altre piattaforme.


Ad ogni modo, Roccella ha detto di voler superare il sistema di autocertificazione per cui, all’apertura di un sito pornografico, basta affermare di avere più di 18 anni per accedervi. «Dobbiamo rendere i siti responsabili della certificazione dell’età ma senza affidare loro idati degli utenti. Ci serviremo di servizi terzi che dovranno monitorare l’applicazione della legge». A scendere nei dettagli del funzionamento, nell’articolo di Repubblica a firma di Viola Giannoli, è Guido Scorza, componente dell’Autorità garante per i dati personali: «Le piattaforme di materiale pornografico si dovranno affidare a pagamento a “terze parti fidate”, ovvero app specializzate solo ed esclusivamente nell’accertamento dell’età degli utenti. Attraverso documenti, intelligenza artificiale o questionari, queste app sono in grado di stabilire se chi vuole accedere a un video porno è maggiorenne o minorenne, concedendo dunque o meno il via libera senza fornire altri dati». Questi tool esistono già, come ad esempio Yoti, uno dei portali di accertamento dell’età più noti. In realtà, si potrebbe procedere anche attraverso altri canali di autenticazione anagrafica, come lo spid o la carta d’identità digitale, ma il problema da evitare è che i siti pornografici ricevano e conservino troppe informazioni personali degli utenti.


Leggi anche: