Calenda e la nuova questione morale: «Troppi ragazzi cresciuti “storti”, lo Stato proibisca porno e altri contenuti social dannosi»

Il leader di Azione riflette sui troppi casi di violenza, sessuale e non solo, delle ultime settimane e chiede interventi pubblici dove le famiglie non arrivano

L’estate che va progressivamente chiudendosi è stata, almeno per certi versi, drammatica. Non solo per i fenomeni climatici estremi; non solo per gli inaccettabili incidenti sul lavoro, costati la vita in ultimo a 5 operai a Brandizzo; ma anche per lo stillicidio di casi di violenza, spesso di natura sessuale, che hanno visto al centro giovani e giovanissimi. Più di tutti a creare sgomento sono stati gli episodi di Caivano e Palermo: stupri di gruppo compiuti ai danni di giovani vittime, nel primo caso addirittura ragazzine minorenni, poco più che bambine. Responsabili sempre giovani maschi, incapaci nella maggior parte dei casi di comprendere la gravità delle proprie azioni. A lanciare una riflessione su come la società dovrebbe rispondere a questi segnali d’allarme che riguardano la gioventù italiana, e non solo, è oggi Carlo Calenda. In un lungo post pubblicato su X, intitolato «Limiti e morale», il leader di Azione chiede in sostanza che lo Stato intervenga laddove le famiglie non sono in grado di proteggere i ragazzi dai contenuti più dannosi. «Chi viene da famiglie con pochi mezzi e poca istruzione è spesso più colpito da questa vuoto esistenziale. Spesso ma non sempre. Se le famiglie non riescono, lo Stato deve farsi carico di limitare e proibire ciò che è dannoso per i ragazzi. Vale per l’accesso ai social, vale per la pornografia e per l’oscuramento dei contenuti pericolosi sulle piattaforme», riflette Calenda al termine delle sue considerazioni sulle premesse culturali delle violenze d’estate. «È un crinale difficile tra libertà e etica che passa anche per un poderoso piano di istruzione civile e culturale» osserva il leader centrista, che ammette i suoi stessi dubbi da convinto liberale. «Mi rendo conto dei rischi. Ma su questo dovremmo tutti riflettere. Se non ora quando?»


La nuova questione morale

Per il leader di Azione infatti, la sequela «impressionante di aggressioni, violenze, stupri, omicidi per futili motivi che coinvolgono ragazzi come vittime e come carnefici» dimostra che c’è «qualcosa di profondamente “storto” nel modo in cui vengono cresciuti tanti ragazzi, negli esempi che traggono dai social e nella convinzione che tutto gli sia consentito in nome di una libertà illimitata. Si va diffondendo l’idea che esistano sempre meno barriere, divieti, proibizioni, codici di comportamento». «Perché consentiamo ad un preadolescente di 12 anni di seguire i video di chi sfida la morte su Tik Tok – si chiede Calenda -, conoscere il sesso attraverso siti porno che contengono ogni genere di atto sessuale, ascoltare le farneticazioni del “pantera” o del “Brasiliano” su YouTube?». Ecco che la questione arriva a toccare direttamente le famiglie. «La libertà dei genitori di evitare un lavoro faticoso e difficile e la libertà dei figli di non essere sottoposti a regole e forme, si traducono in un caos di ruoli. Ed è un problema che è diffuso al di fuori della famiglia. Una grande questione sociale e culturale. L’assenza, per la prima volta nella storia umana, di un chiaro riferimento morale». Senza morale, ricorda Calenda, tutto dipende dalla capacità di giudizio individuale: ma per compierlo occorre cultura, discernimento, tempo e preparazione. Ecco perché laddove mancano i mezzi culturali del caso va pensato l’intervento dello Stato. Per evitare danni educativi irreparabili: che possono porre le basi in troppi casi per nuove violenze.


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