Non sarebbe stato un caso isolato quello dello stupro di gruppo al Parco Verde di Caivano, nel Napoletano, sulle due cuginette. Le due vittime avrebbero appena 10 e 12 anni, e non 13 come emerso inizialmente. Su di loro si sarebbero consumati abusi per mesi, durante i quali sarebbero state più volte picchiate e minacciate in cambio del silenzio. L’inchiesta si sarebbe allargata con il sequestro di una decina di cellulari che appartenevano ad almeno 15 ragazzi, sospettati delle violenze. Si tratterebbe, secondo Il Messaggero, per lo più di minorenni. Due di questi sono figli di potenti capi delle piazze di spaccio del Parco Verde. Ci sarebbe poi un 19enne, l’unico per ora a finire in carcere.
Le violenze ripetute per mesi
Le due bambine finora avrebbero frequentato la scuola sporadicamente. Sono cresciute in famiglie considerate molto difficili, al punto che il tribunale dei minori, dopo la denuncia sulle ultime violenze, ne ha disposto l’allontanamento per essere affidate a una casa famiglia. Gli abusi sulle due bambine sarebbero stati a lungo coperti dalla totale omertà di chi abita nella zona. La più piccola sarebbe stata costretta per oltre un anno ad avere rapporti sessuali con un presunto fidanzatino. Si tratterebbe del figlio di una figura importante del giro di spaccio della zona. Dallo scorso gennaio, agli abusi sulle due cuginette avrebbero partecipato in diversi altri ragazzini. Secondo quanto emerso dalle prime indagini della procura dei minori e quella di Napoli, le due bambine venivano avvicinate da alcuni componenti del gruppo non appena uscivano di casa. Con il passare dei mesi, il gruppo di chi le abusava sarebbe cresciuto e non è ancora chiaro quanti siano i sospettati e quanti siano stati davvero gli episodi di violenza. In almeno un paio di occasioni, le due bambine sono state abusate nell’ex centro sportivo “Delphinia”, vicino al Parco Verde. Un complesso con piscina abbandonato da tempo, oggi fatiscente e pieno di rifiuti.
I video in chat
A stringere il cerchio sui carnefici delle due bambine sono stati anche i diversi video che i ragazzini giravano durante le violenze. I filmati finivano nelle chat accompagnati da commenti di vanto, passando da telefono a telefono finché uno dei video non è arrivato al fratello di una delle vittime. È stato a quel punto che i famigliari delle due bambine si sono rivolti ai carabinieri, che hanno ascoltato le due cuginette, aiutando a individuare il gruppo che organizzava le violenze.
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