Lo sfogo di Cateno De Luca per il conto salato a Venezia: «Piatti piccoli e prezzi alti, il mio amico dopo è andato al McDonald’s»

Il sindaco di Taormina ha raccontato al Gazzettino la sua disavventura: «Non ne faccio solo una questione di prezzo»

E poi dicono che Taormina è cara. Così il sindaco della città siciliana Cateno De Luca commenta il conto di un ristorante a Venezia che assieme alla moglie e due amici ha deciso di provare mentre si trovava nella città lagunare in vacanza. Cifra finale: 309 euro. Le portate principali? Due piatti di risi e bisi (riso con i piselli, una ricetta povera della tradizione veneziana) a 48 euro l’uno, e una piatto di pasta al pomodoro, a 30 euro. Ora De Luca racconta al Gazzettino com’è andata, e la ragione del suo disappunto. «Abbiamo deciso di provare un ristorante bellino in centro a Venezia, un locale di caratura medio-alta. E questa è stata una nostra scelta. Ma quando sono arrivati due piatti di ‘risi e bisi’ da 48 euro l’uno così piccoli da sembrare un assaggino siamo rimasti basiti. Per non parlare della porzione di pasta al pomodoro da 30 euro. Un mio amico corpulento alla fine aveva talmente fame che è andato a mangiare al McDonald’s». 


Risi e bisi a 48 euro

Il sindaco siciliano si trovava «in laguna per ritirare un premio alla carriera come sindaco, un evento collegato alla Mostra del Cinema – spiega il primo cittadino – e così ho unito l’utile al dilettevole, passando qualche giorno con mia moglie e i nostri amici a visitare la città. Una sera abbiamo adocchiato quel ristorantino, i prezzi erano piuttosto alti ma comunque decidiamo di provarlo. Una persona del gruppo però non si sentiva bene con lo stomaco e così ha chiesto un fuori menù, pasta al pomodoro. Pasta di cui solo dopo abbiamo scoperto il costo, ben 30 euro. Del resto delle pietanze avevamo letto i prezzi nel menù, 96 euro per due piatti di riso mantecato con piselli e due (di numero) gamberoni di Mazara, 50 euro per un rombo e 48 euro per tre dessert».


«Queste cose rovinano il brand di Venezia»

Sia chiaro: «Non ne faccio solo una questione di prezzo – precisa De Luca – anche Taormina è una città cara. Ma è il rapporto quantità-costo che ci ha lasciato senza parole. Io posso anche scegliere di pagare un conto salato ma devo essere soddisfatto, mi devo sentire sfamato. Le porzioni di riso arrivavano a malapena a 50 grammi. Il rombo da 50 euro a 100 grammi, neanche un’aragosta costa così». Con la sua denuncia De Luca non intende sollevare polemica. Piuttosto, stimolare una riflessione. «Al momento di pagare non abbiamo fatto una piega. Nessuna storia con il ristoratore. La mia è una riflessione più generale su un brand importante come Venezia. Capisco che la città d’acqua abbia una logistica più complicata e di conseguenza costi maggiori. Ma ci sono proporzioni da mantenere. E in termini di quantità di cibo offerto rispetto a Taormina siamo lontani anni luce. Se vado a mangiare fuori mi aspetto di ricevere una bella porzione, si paga per la soddisfazione».

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