Sospeso il “giudice poeta” che aveva accumulato 858 fascicoli, stop anche allo stipendio: «Rifiuta il lavoro»

Dal 1999 in magistratura, Ernesto Anastasio faceva un lavoro «che non genera in lui alcuna soddisfazione», secondo la relazione del docente di Psicopatologia forense Stefano Ferracuti

Il giudice-poeta è stato sospeso dalle sue funzioni dal Consigli Superiore della Magistratura. La sezione disciplinare ha determinato che l’intervento nei confronti di Ernesto Anastasio è stato necessario al fine di «ulteriore grave pregiudizio» al corretto funzionamento del tribunale di sorveglianza di Perugia, dove lavorava, e ai diritti dei detenuti. Anastasio si è guadagnato il soprannome che lo contraddistingue a causa della sua passione per la poesia, ma non si tratta di un appellativo lusinghiero. «Si trova a fare un lavoro che non genera in lui alcuna soddisfazione essendo tutti i suoi interessi orientati in altri campi, letterari e poetici», si legge nella relazione del docente di Psicopatologia forense Stefano Ferracuti commissionata negli scorsi mesi in seguito ai ritardi cumulati dall’uomo nella redazione delle sentenze e nei provvedimenti non depositati.


Questi ultimi sono 800 solo a Perugia, mentre le sentenze lasciate indietro sono 214 al tribunale Civile di Santa Maria Capua Vetere, dov’era impiegato fino al trasferimento in Umbria, avvenuto nel 2021. La situazione di Anastasio è nota da tempo al presidente del tribunale umbro, Antonio Minchella, dove il 54enne sorrentino aveva iniziato a lavorare cinque mesi dopo la data inizialmente prevista per il trasferimento da Santa Maria Capua Vetere in modo che potesse smaltire le pratiche in ritardo cumulate. Similmente, un piano di smaltimento dei documenti lasciati indietro è stato avviato anche a Perugia. Si tratta di 400 fascicoli relativi a udienze collegiali che saranno ora assegnati all’altro magistrato del tribunale. Ci sono poi circa 60 casi monocratici – ovvero affidati a un solo giudice – che dovranno ripartire da zero. Tutti gli altri arretrati sono richieste di detenuti per ottenere misure detentive diverse e riguardo ad altre istanze. La negligenza nel prendersi cura di questi casi, «può far pensare a una scarsa attenzione alle loro esigenze e quindi creare nervosismo in un contesto già di per sé difficile», ha commentato Michella.


«Ho fatto un macello»

Anastasio è il primo ad ammettere l’esistenza di un problema: «Sicuramente il problema è grave e non è giusto che un giudice combini tutto questo macello – ha detto Anastasio ai colleghi del Csm – Ma voglio dire che ora fare il magistrato di sorveglianza mi piace e vorrei portare a termine il quadriennio, anche se sono certo che non morirò magistrato». Il 54enne di Sorrento «è un magistrato che sostanzialmente rifiuta il lavoro, gettando discredito sull’intera amministrazione giudiziaria», si legge nell’ordinanza che ha accolto la richiesta della procura generale della Cassazione, sospendendo dall’incarico l’uomo in magistratura dal 1999.

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