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La ragazza morta fulminata dal caricatore del cellulare ad Avellino: «Mai tenere fili e dispositivi vicino all’acqua»

16 Settembre 2023 - 06:05 Redazione
avellino mariantonietta cutillo caricabatterie cellulare
avellino mariantonietta cutillo caricabatterie cellulare
L'inchiesta punta su produttori e distributori. L'esperto: ogni dispositivo potrebbe avere un difetto di fabbricazione

Mariantonietta Cutillo è la 16enne di Montefalcone in provincia di Avellino morta fulminata nella vasca da bagno il 2 maggio 2023. Uccisa dal caricabatterie del cellulare. Che secondo la procura non era a norma. Per questo cinque persone sono indagate. Si tratta di quattro cinesi e un italiano. Sono importatori e distributori della merce e risponderanno di omicidio colposo. Intanto 500 caricabatterie di fabbricazione cinese sono stati sequestrati su tutto il territorio italiano. I sequestri sono stati effettuati in Toscana e in Lombardia. Secondo la ricostruzione delle indagini la scarica elettrica si è propagata dall’estremità libera del cavo Usb con cui Cutillo stava ricaricando il cellulare. Se le componenti del caricabatterie fossero state a norma, la ragazza non sarebbe morta.

Il condensatore ceramico a disco

Secondo gli inquirenti il condensatore ceramico a disco del caricatore avrebbe mostrato difetti. Riconducibili alla scarsa qualità tecnica del materiale con cui è stato realizzato. Se fosse stato costruito con componenti elettrice con marchio CE la scarica non si sarebbe verificata. Tra l’altro i dispositivi sotto sequestro non avevano libretto di istruzioni, avvertenze e fogli di conformità con i prodotti distribuibili nell’Unione Europea. Così come della marcatura di Classe Y previste dalle norme. La Procura di Avellino, attraverso il pm Vincenzo Toscana che coordina l’inchiesta, ha disposto anche una serie di controlli a tappeto sul territorio di propria competenza negli esercizi commerciali, italiani e stranieri, che vendono apparecchiature elettriche per telefonini, a cominciare dai caricabatterie.

«Mai tenerlo vicino all’acqua»

Paolo Ravazzani, direttore dell’istituto elettronica ed ingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche, spiega oggi al Mattino che non bisogna mai tenere apparecchi elettrici vicino all’acqua. «Qualsiasi contatto con l’acqua, anche solo del filo di bassa tensione, va evitato», spiega. E questo perché «non possiamo mai essere certi che il filo non entri in contatto con l’alta tensione della presa. Un malfunzionamento potrebbe causare l’incidente», aggiunge. E questo vale per tutti i caricabatterie, non solo per quelli No brand: «Ogni dispositivo potrebbe avere un difetto di fabbricazione».

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