«Il pilota ha fatto tutto il possibile e purtroppo non è bastato». Ospite in studio del Tg1, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha parlato ieri della dinamica della tragedia provocata dallo schianto di un jet delle Frecce Tricolori. Premettendo che «c’è un’inchiesta, per cui bisogna aspettare. La cosa più verosimile, ma è un’ipotesi, è che si sia trattato di due volatili che sono entrati nel motore, e il motore ha preso fuoco». A quel punto, «in fase di decollo è impossibile tenere un aereo», ha aggiunto. Ma che cos’è il bird strike, indicato come una delle due possibili cause della tragedia delle Frecce Tricolori a Torino? Alle 16 e 20 di sabato 16 settembre il pilota Oscar Del Dò si trovava sull’Aermacchi Mb-339 in decollo da dieci secondi quando sul canopy ha visto delle macchie nere.
L’impatto con i volatili
Il Corriere della Sera spiega che il tettuccio dell’aereo forse mostrava proprio le sagome dei volatili. Subito dopo, è la ricostruzione del quotidiano, il reattore ha dato segni di malfunzionamento. La comunicazione radio di Del Dò è arrivata subito: «Calo di potenza». Le altre Frecce si sono allargate per evitare una collisione. Il pilota ha effettuato una «accostata» puntando verso una zona disabitata. Gli esperti dicono che un atterraggio sarebbe stato impraticabile: non c’era tempo per estrarre i carrelli. Quando il pilota si è reso conto che l’apparecchio sarebbe caduto dietro il sedime di Caselle ha azionato il pulsante del seggiolino iniettabile. I rottami incandescenti dell’aereo hanno centrato Laura Origliasso, 5 anni, che è morta. La sua famiglia è ricoverata con un ustioni. «Non ho visto l’auto», dice Del Dò che intanto è stato iscritto nel registro degli indagati.
Il rischio Bird strike
Si chiama Flameout la situazione in cui la fiamma del cono del motore di un aereo si spegne. La Stampa spiega che l’Aermacchi molto probabilmente ha colpito uno stormo di uccelli nella fase di decollo. È probabile che i volatili siano finiti nelle alette della turbina. Provocando un effetto a catena all’interno del motore. Ed estinguendo così la fiamma che dava la spinta all’aereo. Nel video che mostra il momento dell’incidente l’aereo diventa all’improvviso ingovernabile e perde quota. Il Corriere aggiunge che nella pista 36 dell’aeroporto di Caselle aveva vicino una vasca di raccolta idrica che nel tempo aveva attirato uccelli. Tanto che la Sagat, società di gestione dell’aeroporto, aveva installato delle reti per ridurre al minimo il rischio bird strike. Anche se la pista del problema tecnico non è stata del tutto scartata. La perdita di spinta del propulsore può accadere proprio quando un volatile finisce risucchiato e ingerito attraverso la presa d’aria.
Bird Control Unit
A quel punto il motore non sentendo l’aria non riceve il carburante. E smette di funzionare, oppure comincia a farlo solo parzialmente. Il sabato dell’incidente alcuni comandanti avevano segnalato volatili sulla pista 36. La magistratura dovrà anche chiarire se la società di gestione abbia attivato il “Servizio di agibilità aeroportuale” che svolge il ruolo di Bird Control Unit. Secondo il punto 5 della circolare Apt-01B dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) è il gestore aeroportuale che deve predisporre il «piano di prevenzione e controllo del rischio» che definisce le azioni intraprese per prevenire o minimizzare il rischio di wildlife strike», di impatto con gli animali.
17 impatti nel 2022
Un rapporto Enac sul Bird Strike dice che nel 2022 si sono verificati 17 impatti tra aerei e uccelli, in rialzo rispetto al 2020-2021, nell’aeroporto torinese. In tutta Italia ne sono stati segnalati 2.055. I «sistemi di dissuasione» previsti attorno alla pista di Torino-Caselle sono: quattro auto con sirena bitonale e luci anticollisione, 16 rapaci (aquila reale, gufo reale e gufo reale africano, falchi sacri e pellegrini, poiane di Harris, astore), due cani per l’allontanamento di aironi, gabbiani e gru, un distress-call portatile, una pistola a salve, un cannone a gas, laser. I controlli si effettuano ogni ora, durante la parte diurna della giornata. E a richiesta quando cala il sole.
Gli impatti con i volatili
Il generale Urbano Floreani, comandante dell’Istituto di Scienze militari aeronautiche di Firenze, è stato pilota delle Frecce Tricolori e nel 2002 ha vissuto un episodio analogo a quello di San Francesco al Campo. Oggi spiega al Quotidiano Nazionale che il pilota ha fatto il possibile. «Quello che è successo è stato ben visibile. Il pilota ha avvertito un calo repentino di potenza. Impatti con volatile se ne verificano piuttosto spesso. E non sempre sono pericolosi; a volte sul blindovetro o sul tettuccio, sul musetto o sui piani di cosa. La pericolosità dipende anche dal tipo di specie. Anche quando entrano nella presa d’aria non sempre danneggiano le parti meccaniche. Questo non è stato purtroppo il caso», dice Floreani.
Cosa si vede nel video
L’ex pilota poi racconta la sua testimonianza: «Ero in volo con la prima sezione: il pilota numero nove ha avuto lo stesso tipo di incidente. Il suo motore si è spento, e non ha potuto far altro che eiettarsi. Purtroppo in queste situazioni, decollo o atterraggio, la quota è bassa e la velocità anche». Per il generale «se si guarda il filmato da quando c’è stato il calo di spinta, il pilota ha compiuto la sua azione di emergenza e poi ha solo pensato a puntare il muso dell’aereo verso una zona disabitata. E così ha fatto, se si vede anche il percorso dall’alto e poi ha iniziato la sua procedura di eiezione. Purtroppo è successo quello che non sarebbe dovuto accadere».
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