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Cosa succede alle buste paga con il taglio del cuneo e delle aliquote Irpef: fino a 120 euro mensili in più

20 Settembre 2023 - 03:03 Alessandro D’Amato
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La proroga della riduzione delle tasse e l'accorpamento dell'aliquota del governo Meloni: ecco l'effetto sullo stipendio

La legge di bilancio 2024 del governo Meloni prorogherà il taglio del cuneo fiscale. Mentre dipenderà invece dalle risorse a disposizione se si riuscirà ad abbinarlo ad una prima riforma dell’Irpef. Con l’accorpamento dei primi due scaglioni con un’unica aliquota al 23%). Per evitare che i benefici del taglio contributivo finiscano per essere mangiati dalle tasse. Ma quanto si guadagna in busta paga dalla combinazione di taglio del cuneo ed (eventuale) cancellazione di un’aliquota Irpef? Una simulazione della Fondazione Nazionale dei Commercialisti per Il Messaggero ha effettuato una stima degli effetti del taglio. Che, va ricordato, è già in vigore per quanto riguarda il cuneo. E scade il 31 dicembre 2023. Senza il rifinanziamento quindi decurterebbe gli emolumenti.

L’accorpamento dell’aliquota

Il piano per l’accorpamento dell’aliquota Irpef prevede il taglio dell’aliquota del 28% e l’estensione all’intera platea contributiva di quella al 23%. Accorpando così i primi due scaglioni. Oggi i contribuenti pagano il 23% sui primi 15 mila euro e il 25% da quella soglia fino a quella dei 28 mila. Con l’estensione il numero di aliquote scenderebbe a tre. I contribuenti interessati sono quasi 14 milioni includendo pensionati e lavoratori autonomi. Ma il taglio dell’aliquota toccherebbe anche chi è sopra la soglia. Gli effetti del combinato disposto di taglio del cuneo e riforma dell’Irpef non toccherebbero poi i redditi da 15 mila euro l’anno. Ai quali rimarrebbero i 67 euro del cuneo. Per gli altri invece, su base mensile:

  • chi guadagna fino a 20 mila euro l’anno avrebbe una riduzione del cuneo di 77 euro e con l’Irpef tagliata arriverebbe a 84;
  • chi guadagna fino a 25 mila euro avrebbe un taglio del cuneo pari a 96 euro, con l’Irpef si arriverebbe a 112 euro;
  • coloro che guadagnano fino a 30 mila euro avrebbero un taglio di 90 euro e un incremento totale pari a 112 euro;
  • chi guadagna fino a 35 mila euro avrebbe 99 euro dal cuneo e 120 in totale

La fascia dei 35 mila euro invece avrebbe solo il beneficio del taglio dell’Irpef per 22 euro mensili in totale.

Il taglio delle tasse

Secondo questa simulazione quindi a guadagnare di più dal taglio dell’Irpef in numeri assoluti sarebbe la fascia che guadagna fino a 35 mila euro l’anno, che porterebbe a casa in totale 120 euro in più al mese. «L’obiettivo è accorpare i primi due scaglioni in un unico scaglione con un’aliquota al 23%», ha detto nei giorni scorsi il viceministro all’Economia Maurizio Leo. La necessità, ha spiegato l’esponente di Fratelli d’Italia, è evitare che i soldi in arrivo dal taglio del cuneo fiscale, che il governo punta a prorogare «per tutto l’anno», vengano erosi dall’attuale meccanismo a 4 aliquote. L’ostacolo però è determinato dalle risorse. Per il taglio del cuneo unito all’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef servono almeno «14 miliardi». Sembra invece già rimandato al prossimo anno il promesso intervento sulle tredicesime. Anche qui si attende la Nadef, ma il vice ministro vede «abbastanza complesso trovare le risorse» nel 2023.

I soldi per gli statali

Intanto sono in arrivo anche i soldi per i lavoratori statali. Il governo punta infatti alla conferma del bonus una tantum per il 2024. Si tratta dell’incremento dello stipendio dell’1,5% introdotto con la legge di bilancio 2023. Che verrebbe così confermato. Portando da 30 a 100 euro in più in tasca. Anche se i semplici operatori si sono dovuti accontentare di 20. Per un dirigente si arriva a 60, un funzionario tra i 20 e i 44. La caccia alle risorse spazia dal cambio di passo sull’evasione, con interventi come il concordato preventivo biennale (nessuno sconto né condono, assicura Leo, ma un fisco amico e collaborativo), alla potatura delle oltre 600 tax expenditures. Con un lavoro chirurgico – senza toccare le detrazioni per mutui, spese sanitarie e istruzione – secondo il governo si possono racimolare anche «800 milioni, un miliardo».

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