Immigrazione, dove saranno i nuovi Cpr e chi dovrà pagare la “cauzione” da 4.938 euro

Nei centri soltanto i richiedenti asilo provenienti da paesi “sicuri”. I luoghi di detenzione nelle regioni italiane

Entro novembre il ministero della Difesa dovrà pubblicare la lista dei nuovi Centri di Permanenza e di Rimpatrio. Accoglieranno, secondo le intenzioni del governo, stranieri irregolari, con precedenti penali o procedimenti giudiziari in corso. Dovranno essere edificati fuori dalle città e perimetrati, con il controllo delle forze dell’ordine. Nei Cpr verrà accompagnato anche chi è senza permesso di soggiorno e in attesa della definizione della domanda d’asilo. Dovrà attendere per 4 settimane. Ma in quali luoghi verranno edificati i nuovi Cpr? E chi dovrà pagare la “cauzione” da 4.938 euro, che secondo il governo è richiesta da una normativa dell’Unione Europea?


La normativa

In primo luogo, il Corriere della Sera spiega oggi che i 4.938 euro di cauzione sono richiesti ai migranti durante il disbrigo delle pratiche alla frontiera. Si possono dare con fidejussione bancaria o polizza assicurativa. E riguarderanno solo coloro che provengono da Paesi «sicuri». Ovvero, il Viminale sostiene che la garanzia economica in alternativa al trattenimento nei Cpr recepisce la direttiva europea 33/13, meglio nota come «Accoglienza» (art. 8, paragrafo 4). Il ministro Piantedosi dice che se non fosse stata inserita nel decreto del 14 settembre scorso (in Gazzetta Ufficiale il 21) la procedura di trattenimento per definire la pratica di richiesta di asilo sarebbe stata esposta al rischio di ricorsi. E questo proprio perché in contrasto con la norma europea.


I paesi sicuri secondo il Viminale

L’ultima lista di Paesi «sicuri» comprende Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Senegal e Serbia. Per il Dl 25/2008 «uno Stato non appartenente all’Ue può essere considerato Paese di origine sicuro se, sulla base del suo ordinamento giuridico, dell’applicazione della legge all’interno di un sistema democratico e della situazione politica generale, si può dimostrare che, in via generale e costante, non sussistono atti di persecuzione, né tortura o altre forme di pena o trattamento inumano o degradante, né pericolo a causa di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale».

I luoghi

Intanto i prefetti sono al lavoro per individuare i luoghi dove costruire i centri di rimpatrio. Attualmente, spiega Repubblica, ci sono dieci Cpr in funzione in Italia in otto regioni. Si trovano a Roma, Milano, Torino (è attualmente chiuso, verrà riaperto), Gorizia, Macomer (Nuoro), Bari, Brindisi, Potenza, Trapani e Caltanissetta. A questi, secondo Repubblica, si aggiungerà sicuramente una struttura a Ventimiglia. Una delle ipotesi è Albenga, dove ci sono due caserme fatiscenti. Tra le ipotesi in città, l’ex caserma dei vigili del fuoco vicino al fiume Roja, dove nel 2011 vennero ospitati migranti tunisini. O l’ex caserma della Finanza Massaua, frazione di Villatella. Tra le candidature c’è anche quella del parco Roja, dove fino a tre anni fa c’era un centro di accoglienza, ora chiuso. In Toscana invece è stata ventilata l’ipotesi di Prato e di Pescia, nel pistoiese. In Campania non ci sono ipotesi concrete. Ma per adesso si escludono Napoli e Palermo. In Calabria : il nuovo Cpr sarà a Crotone. Dovrebbe sorgere sulle ceneri del vecchio Cie situato nel Cara di Sant’Anna. In funzione dall’agosto 2003 all’aprile 2007, fu riaperto in via straordinaria nel 2009. Una seconda ipotesi prevede un Cpr a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio.

Trentino, Veneto, Emilia, Umbria

In Trentino Alto Adige c’è una struttura in località Spini di Gardolo, a nord di Trento. Il terreno è di proprietà della provincia. Il Alto Adige si prepara anche una struttura per 50 persone. Ma che non ospiterà immigrati in arrivo da altre regioni. Per il Cpr in Veneto c’è l’ipotesi dell’ex base Nato di Zelo, nel territorio comunale di Ceneselli a Rovigo. 80 chilometri dall’aeroporto di Bologna e 70 da quello di Verona. La recinzione c’è, è un sito isolato e sufficientemente distante dai centri abitati, è «perimetrabile» e «sorvegliabile». Per l’Emilia-Romagna l’ipotesi più accreditata è che il primo possa sorgere a Ozzano (nel Bolognese), nell’ex caserma Gamberini. Il secondo sarà probabilmente in provincia di Modena, dove però la ricerca di uno stabile adatto è ancora in corso. Infine, in Umbria c’è un’area vicina al carcere di Capanne a Perugia. Ma anche una superficie lungo la provinciale Flaminia a Spoleto e parte dell’area ex militare Spea a Narni, in provincia di Terni. Esclusa invece una striscia di terreno adiacente all’aeroporto di Foligno.

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