Le liti, la rottura, la pace in carcere: così Matteo Messina Denaro ha deciso di riconoscere la figlia Lorenza Alagna

Il boss di Cosa Nostra all’inizio non voleva vederla. Poi si è convinto dopo una lettera. E ha visto anche il nipote

Matteo Messina Denaro ha deciso di riconoscere la figlia Lorenza Alagna e di dargli il suo cognome durante la detenzione al 41bis nel carcere de Le Costarelle a L’Aquila. Ma nelle prime settimane di detenzione si era rifiutato di incontrarla. «Da 26 anni sono in attesa di vederla, di parlarle, e lei viene adesso che sono quasi morto?», ha detto. La figlia è nata dalla relazione con Franca Maria Alagna, quando il boss di Cosa Nostra era già latitante. Ed è stata osteggiata dalla famiglia di lei. La madre aveva accolto mal volentieri la notizia del fidanzamento. E ha sempre voluto tenersi lontana dalla famiglia di ‘U Siccu a Castelvetrano. La ragazza, oggi 27enne, ha fatto richiesta di vedere il padre dopo l’arresto. I magistrati però non hanno autorizzato subito l’incontro.


La richiesta

Racconta oggi Lirio Abbate su Repubblica che non c’era nessuna carta che attestasse la paternità del boss. Di qui il no a Lorenza Alagna. Sempre il padre aveva fatto sapere: «Mai e poi mai vorrò riceverla». Secondo Diabolik «Lorenza non mi ha mai cercato soltanto per essere riconoscente a sua madre e a sua nonna». Le persone che circondano Lorenza, secondo lui, lo odiano «senza che io le abbia fatto nulla». Il boss arriva anche a pensare che sia la nonna a spingere Lorenza, «tanto io sono quasi morto». Fa anche qualche ipotesi su una presunta eredità, anche se il boss è ufficialmente nullatenente. Spiega che non vuole essere cattivo con la figlia: «Contro di lei non ho nulla». E aggiunge che se vuole un riconoscimento, lui non si opporrà: «Ma deve essere lei a chiederlo».


Il riconoscimento

Nel carcere Messina Denaro dice anche che: «Lei mi deve la vita due volte: la prima perché l’ho concepita; la seconda perché la nonna materna ha fatto di tutto per fare abortire la figlia. Ma la figlia non ha ceduto. Non lo ha fatto perché sapeva che saremmo andati a “sbattere” tutti. Se avessero ucciso mia figlia saremmo andati a “sbattere” tutti». Il boss aveva cominciato ad abbozzare un piano per uccidere la nonna della figlia. Nel portafogli trovatogli in tasca il giorno dell’arresto Messina Denaro teneva foto dei suoi familiari. Quella della figlia non c’era. In un blocco d’appunti ritrovato nel covo invece scriveva: «Perché Lorenza è arrabbiata con me? Perché non vuole vedermi?». Il 26 aprile scorso, giorno del 63esimo compleanno del boss, la svolta. La figlia lo vede per la prima volta. E quel giorno litigano un’altra volta.

Le liti

Lorenza Alagna ha vissuto nella casa di famiglia a Castelvetrano fino al compimento del 18esimo anno di età. Poi se ne è andata insieme alla madre. Ha viaggiato, è stata per ragioni di studio a Londra. Quando è tornata è nato il figlio da un rapporto con un coetaneo del paese. Il padre nei pizzini inviati alla famiglia ha sempre accusato la figlia di «avergli fatto» qualcosa. E ha portato come esempio quello di Martina Gentile, che invece ha scritto un necrologio per il nonno mafioso in carcere scrivendogli che lei «gli apparteneva». Sempre secondo il boss, la ragazza «ha avuto un solo fidanzato, si è sposata presto». Tutti argomenti che sembrava usare proprio contro Lorenza. Gentile è indagata insieme alla madre Laura Bonafede per aver favorito la latitanza di Messina Denaro.

L’incontro

Durante l’incontro del 26 aprile la figlia fa sapere al padre che ha riallacciato i rapporti con le zie e con la nonna paterna, Lorenza Santangelo, a cui deve il nome. Alla fine dell’incontro il boss le dice che se farà istanza per avere il suo cognome lui non si opporrà. Lei in un altro incontro porta anche il figlio piccolo, che conosce così il nonno. Il 7 agosto firma un documento davanti a un ufficiale di stato civile per riconoscerla. Poi la morte.

Foto copertina da: Repubblica (Lorenza Alagna in una foto del suo profilo facebook prima della chiusura, che risale a qualche anno fa)

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