La storia dei fratelli Frattasio, i re della pirateria in audiocassetta fra fine anni Settanta e l’inizio dei Novanta, è stata raccontata nel film Mixed by Erri. Una pellicola, titolata in base al loro marchio, che li ha consacrati nella cultura pop, al punto che la scritta è comparsa su magliette e indumenti brandizzati. All’insaputa dei Frattasio, che proprio per la vicenda legata a quel marchio sono andati in carcere. «Abbiamo denunciato Amazon per l’utilizzo del nostro marchio Mixed by Erry su una linea di abbigliamento in vendita sulla piattaforma. È come se un milionario prendesse il reddito di cittadinanza…», spiegano a La Stampa Enrico “Erry” Frattasio e il fratello Beppe. «Abbiamo avuto tanti problemi in passato e ora ci stiamo muovendo per tutelarci contro chi, senza autorizzazione, ha messo anche il nostro cognome sui prodotti che commercializza», proseguono. Sarebbe, a detta loro, una questione di principio: «Fosse stato un piccolo negozio, un ragazzo o un poveretto avremmo lasciato perdere, ci poteva anche stare, ma con Amazon è diverso – spiega Beppe -. Se ce ne avessero parlato avremmo potuto magari accordarci, così ci avremmo guadagnato anche noi, ma così no: noi veniamo da disgrazie legate al nostro marchio, è come se si falsificassero Dolce e Gabbana e Armani».
«Una sorta di Karma»
Avrebbero infatti scoperto le t-shirt, le polo e le felpe in vendita sul colosso di Bezos grazie alla segnalazione di alcuni utenti, arrivata via Instagram. «Per noi è stato un fulmine a ciel sereno, la vendita di Amazon è andata avanti per mesi. Ora come si permette un colosso del genere di comportarsi così? È come se a loro fosse tutto concesso, perché un piccolo imprenditore non si sarebbe azzardato a fare una cosa del genere», ha spiegato Erry. Ai quattro fratelli originari di Forcella non va giù l’affronto del gigante del tech, nonostante il loro stesso impero sia stato costruito a suon di violazioni dei diritti d’autore: «Una sorta di Karma, una vicenda paradossale». Che scatena in loro emozioni contrastanti: la lusinga, per il riconoscimento oggettivo del loro lavoro, ma anche la sensazione di essere stati defraudati. Anche perché i loro errori li hanno pagati, sia attraverso i risarcimenti alle case discografiche che scontando gli anni di carcere. Ma a prevalere è la rabbia nei confronti di un potentissimo che si sente in diritto di saccheggiare il loro marchio senza conseguenze. Per questo i fratelli Frattasio stanno valutando un ritorno in tribunale, questa volta in panni diversi da quelli degli imputati: dovranno decidere se conciliare o inaugurare la nuova, imprevista evoluzione della loro avventura che rischia di accendere l’attenzione internazionale.
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