Roma, il marito e il medico indagati per la morte della moglie malata terminale: «Omicidio volontario»

Secondo l’accusa i due l’avrebbero fatta morire. La difesa parla di eutanasia

La procura di Roma indaga per omicidio volontario nel caso di una donna morta nel 2019 e che era affetta da un tumore maligno al colon. Secondo l’accusa il marito 53enne l’avrebbe fatta morire con un’iniezione con la complicità di un medico di guardia 32enne. Lui risponde che la moglie aveva confessato di desiderare una morte dignitosa e di aver effettuato quindi un’eutanasia. Il dottore avrebbe somministrato alla donna un’iniezione di cloruro di potassio. Il tutto è avvenuto in una stanza dell’Istituto Demopatico dell’Immacolata della Capitale (Idi), dove la donna era ricoverata. Il pm Stefano Luciani ha chiesto il rinvio a giudizio di marito e medico con l’accusa di omicidio volontario. Il Corriere della Sera spiega che la procura contesta ai due imputati, mai destinatari di alcuna misura cautelare, anche tre circostanze aggravanti. I due i sarebbero approfittati delle condizioni della donna, impossibilitata a difendersi perché in stato di incoscienza. Avrebbero abusato dei poteri derivanti dall’impiego del medico in una struttura pubblica. Infine, avrebbero commesso un omicidio ai danni di una paziente ricoverata in ospedale mediante uso di sostanze con «effetto venefico». Il 10 novembre si svolgerà l’udienza preliminare nella quale il gup, Daniela Ceramico D’Auria, deciderà sul rinvio a giudizio. Il medico è stato licenziato.


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