Tajani e l’Italia nella guerra tra Hamas e Israele: «Pronti a un’azione diplomatica, vogliamo la de-escalation»

Il ministro degli Esteri: colloqui con Egitto, Giordania, Arabia Saudita

L’Italia sta dalla parte di Israele. E del suo popolo, che sta «subendo un’aggressione mostruosa». Ma il ministro degli Esteri Antonio Tajani dice anche che il governo italiano è pronto a impegnarsi per una soluzione diplomatica. Che parta da una de-escalation immediata e duratura. In un’intervista al Corriere della Sera oggi Tajani chiede anche la discesa in campo della mediazione araba. «Voglio essere chiaro», esordisce il ministro nel colloquio con Paola Di Caro. «L’aggressione di Hamas in territorio israeliano va condannata con la massima fermezza. E noi riconosciamo il pieno diritto di Israele a difendersi. Tanto più di fronte ad una aggressione come questa. Che sta sconvolgendo il mondo per la ferocia, la bestialità – come perfino il vilipendio dei cadaveri – di atti contro civili e non di azioni militari».


L’Egitto, la Giordania, l’Arabia Saudita

Ma, argomenta, «al tempo stesso va sventato il rischio di una escalation che avrebbe conseguenze incalcolabili e incontrollabili sul piano regionale. E che andrebbero a sommarsi a un quadro già difficilissimo in altre aree del mondo, a partire dal conflitto in Ucraina. In Medio Oriente vanno tenute debitamente presenti le complesse dinamiche di una regione in movimento». Il responsabile degli esteri dice di aver già parlato «sia con il ministro degli Esteri israeliano Cohen che con il mio omologo egiziano Shukri e il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, per auspicare un dialogo che porti a un abbassamento della tensione. Mercoledì sarò in visita ufficiale in Egitto per incontrare il presidente Al-Sisi. Contiamo molto sull’Arabia Saudita, sulla Giordania e sull’Egitto, quest’ultimo ha canali di comunicazione efficaci con Hamas».


I corridoi umanitari

Tajani auspica l’apertura di «corridoi umanitari nella Striscia di Gaza per mettere al sicuro bambini, donne, ostaggi civili, che nulla hanno a che fare nemmeno con uno scenario di guerra. Ma poi, tutti i Paesi moderati non vogliono che ci sia alcuna estensione del conflitto, ancor più rischiosa se si considera la saldatura possibile tra le azioni di Hamas ed Hezbollah nel vicino Libano: una realtà a sua volta in preda a una crisi politica profonda, che il coinvolgimento del “partito di Dio” potrebbe far precipitare, destabilizzando ulteriormente il Libano e la regione». E dice che è estremamente preoccupante «vedere l’atteggiamento dell’Iran, immagini in cui si fanno salti di gioia davanti al massacro di cittadini indifesi».

Due popoli, due stati

Il ministro dice che l’Italia «è da sempre per una politica dei “due popoli, due Stati”, conosciamo bene la complessità della situazione, abbiamo avuto rapporti anche con l’Autorità palestinese, che ce ne ha dato atto. In questo momento però non si può non stare dalla parte di chi viene così vilmente aggredito, di un popolo – quello israeliano – colpito in modo terribile». Sulle possibili ripercussioni in Italia, Tajani sostiene che «ogni obiettivo sensibile è protetto, siamo attentissimi e non registriamo allo stato particolari allarmi ma è ovvio che ogni misura di sicurezza viene adottata. Per quanto riguarda gli italiani in Israele, sono 18 mila, molti con doppia nazionalità, un migliaio sono nell’esercito, una decina a Gaza, 500 in Israele tra turisti e lavoratori non residenti. La nostra Unità di crisi è sempre attiva e siamo pronti per ogni aiuto possibile».

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