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Zaki non sarà ospite di Che tempo che fa, dietrofront di Fazio alla prima puntata dopo le polemiche

11 Ottobre 2023 - 13:48 Redazione
Dopo l'annuncio dei giorni scorsi di Fabio Fazio, l'attivista è finito al centro delle polemiche per i suoi tweet giudicati filo-Hamas

Salta la presenza di Patrick Zaki per la prima puntata di Che tempo che fa di domenica prossima sul Nove. Dopo l’annuncio dei giorni scorsi per il lancio del programma di Fabio Fazio, Discovery avrebbe confermato che l’attivista egiziano non sarà più ospite per l’esordio dello show dopo l’addio alla Rai. Secondo quanto riporta la Repubblica, Fazio e i suoi collaboratori sono ora impegnati a rimontare la puntata, considerando gli ultimi sviluppi dopo l’attacco terroristico di Hamas in Israele. È stato poi lo stesso Fazio con Warner Bros-Discovery a confermare il dietrofront: «Siccome è scoppiata la guerra in Israele ho cambiato la prima puntata – ha spiegato il conduttore – sto facendo una puntata ovviamente su Israele e Palestina e ho chiesto la cortesia a Elisabetta Sgarbi di spostare di uno o due settimane il libro di Zaki. Non aveva senso – prosegue Fazio – non trattare l’attualità, visto quello che è successo e parlare di una cosa che è rinviabile di otto-dieci giorni. Tutto qua, siamo già d’accordo così».

La polemica

Zaki avrebbe dovuto presentare il suo libro Sogni e illusioni di libertà, edito dalla Nave di Teseo”, ma la sua presenza sarebbe slittata a una prossima puntata. Nelle ultime ore l’attivista era finito al centro delle polemiche per aver definito Netanyahu unico serial killer dietro quel che sta succedendo tra la Striscia di Gaza e Israele. Una ricostruzione che in un primo momento non aveva mai fatto cenno alle brutalità commesse da Hamas nei confronti dei civili israeliani. Zaki aveva poi provato a difendersi, respingendo le accuse di aver solidarizzato con Hamas: «Nel conflitto tra Israele e Palestina nessuno può essere ritenuto come filo-Hamas se sostiene la Palestina», aveva scritto in un lungo tweet su X. Zaki aveva quindi spiegato di essere «un fervente sostenitore della causa palestinese e del diritto del popolo palestinese a riconquistare l proprie abitazioni e terre», definendo le politiche del governo israeliano «razziste e di colonizzazione».

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