«Netanyahu serial killer», Patrick Zaki si difende: «Non sono con Hamas ma con i civili palestinesi»

Il messaggio dell’attivista per i diritti umani dopo le critiche al premier israeliano: «Sarò sempre dalla parte dei più deboli, contro il fascismo e l’occupazione»

«Nel conflitto tra Israele e Palestina nessuno può essere ritenuto come filo-Hamas se sostiene la Palestina». Patrick Zaki vuole fugare ogni dubbio in merito alla sua posizione su quanto sta avvenendo al confine tra Israele la Striscia di Gaza, dopo gli attacchi di sabato mattina. Sui suoi profili, nei giorni successivi ai blitz che hanno sorpreso le forze di sicurezza israeliane ha condiviso diversi post ma nessuna immagine dell’attacco di Hamas e delle brutalità dei terroristi palestinesi sui civili israeliani. Definendo poi il premier israeliano Benjamin Netanyahu un «serial killer». «Non sono con Hamas ma sembrerebbe che assumere la posizione di difendere i civili palestinesi vi mette in una situazione problematica, soprattutto perché tutti i media internazionali sono pro-Israele e non parlano della grave crisi umana che c’è dall’altra parte», scrive l’attivista dei diritti umani, tornato in Italia a luglio dopo la grazia del presidente egiziano al-Sisi, «la mia priorità sarà sempre la vita dei civili, condannerò sempre qualsiasi violenza contro i civili in tutto il mondo, ma così facendo sarò sempre dalla parte dei deboli e contro il fascismo e l’occupazione».


«Sono un sostenitore della causa palestinese»

Zaki chiarisce qual è la sua posizione in merito alla questione israelo-palestinese: «Sono stato e continuerò a essere un fervente sostenitore della causa palestinese e del diritto del popolo palestinese a riconquistare le proprie abitazioni e terre, le quali nel corso della storia sono state violentemente depredate». Definisce poi «razziste e di colonizzazione» le politiche del governo di Netanyahu, che secondo il ricercatore sono responsabili «dello stato di guerra apparentemente perenne in cui ci troviamo ora, con il tragico risultato della perdita di migliaia di vite civili, tra cui donne e bambini innocenti». Zaki sottolinea il suo impegno «da sempre e invariabilmente guidato dalla tutela dell’umanità e dei diritti umani»: «Non potrò mai avallare né giustificare atti di violenza o omicidi. Al contrario, sostengo con fermezza il diritto della popolazione palestinese a resistere e a difendersi, distaccando tale difesa dalle politiche religiose conservatrici ed oscurantiste di Hamas». Secondo il ricercatore, «giudicare gli eventi attuali in Palestina senza tenere conto della lunga storia della questione palestinese e delle sue radici, senza inserirli in un contesto storico, equivale a una visione distorta e parziale della realtà». «Questa prospettiva è ingiusta e necessita di una riconsiderazione critica», aggiunge infine, «il mio sostegno è rivolto al popolo palestinese in difficoltà, alla verità e alla giustizia dovunque esse siano necessarie, e la mia posizione rimarrà dalla parte degli oppressi e di tutti i civili che hanno perso la vita. L’Unione Europea deve usare i suoi principi sui diritti umani condannando la violenza da ambo i lati, bisogna fermare questa guerra e salvare vite umane. Esprimo il mio pensiero e le mie preghiere per gli italiani coinvolti in questo conflitto, con la speranza che possano rimanere al sicuro e riabbracciare presto i loro cari».


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