Israele, orrore senza fine: ritrovati 108 cadaveri nel kibbutz di Be’eri. Hamas: «Non apriamo ai negoziati sugli ostaggi finché sotto il fuoco di Israele»

Sale a 1.000 il bilancio delle vittime dell’attacco di Hamas. 687 quelle nella Striscia. Netanyahu promette di «cambiare il Medio Oriente» e spinge per un governo di unità nazionale

«Hamas non aprirà negoziati sugli ostaggi finché sotto il fuoco di Israele». Lo afferma Abu Obaida, il portavoce delle brigate Qassam, braccio armato di Hamas. «Gli ostaggi sono a rischio, ma non negozieremo nulla finché saremo sotto il fuoco, con la minaccia di una invasione o della battaglia», ha detto in un comunicato rilanciato dalla Cnn. «Se Israele continua a colpire civili a Gaza giustizieremo gli ostaggi ad uno ad uno, uno per ogni bombardamento su abitazioni civili senza preavviso, e pubblicheremo gli audio e i video delle esecuzioni»: è la minaccia brandita questa sera da un portavoce delle Brigate Al Qassam di Hamas, che detiene una parte delle decine di cittadini israeliani rapiti nel corso del raid terroristico di sabato 7 ottobre. Una terrificante risposta ai bombardamenti israeliani sulla Striscia di rappresaglia, che avrebbero già provocato nelle prime 48 ore 687 vittime e 3.726 feriti secondo il ministero della Sanità palestinese. Il bilancio ancora provvisorio della scorribanda terrorista lanciata sabato nel Sud di Israele ha invece superato le 1.000 vittime, dopo che in serata si è appreso dello scioccante ritrovamento di 108 corpi senza vita all’interno del kibbutz Be’eri. Si tratta di uno dei villaggi israeliani a pochi chilometri dal confine con la Striscia di Gaza dove la mattanza compiuta dai paramilitari palestinesi è stata più tremenda ed efferata. La scoperta dei cadaveri conferma la portata del massacro che vi è stato compiuto. Più mortale, soltanto quello compiuto alcuni chilometri più a nord, al rave party nel deserto nella zona di Ra’im: 260 il numero di ragazzi e ragazze uccisi dopo essere stati colti alla sprovvista alla festa. Nei pressi del confine di Gaza, invece, in territorio israeliano «sarebbero stati ritrovati i corpi di circa 1.500 terroristi palestinesi». Lo riporta il Jerusalem Post.


Meloni, Biden, Sunak, Macron e Scholz, dal vertice «concentrare gli sforzi sulla liberazione degli ostaggi»

Nelle riunione tra i capi di Stato di Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania i capi di Stato hanno espresso fermo sostegno a Israele e dichiarato che gli «sforzi diplomatici sono concentrati sulla tutela degli ostaggi». «Tutti noi riconosciamo le legittime aspirazioni del popolo palestinese e sosteniamo misure di giustizia e libertà sia per israeliani che per palestinesi. Ma attenzione: Hamas non rappresenta quelle aspirazioni e non offre altro al popolo palestinese se non terrore e spargimenti di sangue», ha ribadito la Casa Bianca in una nota.


L’assedio israeliano a Gaza

A 48 ore dagli attacchi più cruenti mai subiti sul suo territorio dalla fondazione dello Stato, Israele continua a bombardare massicciamente la Striscia di Gaza, preparando quello che il ministro della Difesa Yoav Gallant ha promesso sarà un «assedio completo» dell’area da cui è partita l’incursione mortale di Hamas. «Abbiamo deciso di imporre una stretta completa: non ci saranno forniture di elettricità, cibo o benzina. Tutti gli accessi sono stati chiusi», ha dichiarato stamattina il ministro della Difesa israeliano dopo una riunione di sicurezza presso il Comando Sud di Beer Sheva. La risposta di Israele a quell’attacco «cambierà il Medio Oriente», ha aggiunto nel pomeriggio il premier Benjamin Netanyahu incontrando i sindaci delle cittadine del Sud a ridosso della Striscia. «So che avete vissute cose dure, terribili. Ciò che ora spetterà a Hamas sarà duro, terribile. Siamo già in battaglia e abbiamo appena cominciato», ha aggiunto Netanyahu.

L’appello di Netanyahu per un governo di unità nazionale

In serata il premier israeliano è tornato a parlare alla nazione: «Abbiamo solo cominciato a colpire Hamas e non ci fermeremo: così come abbiamo sconfitto l’Isis sconfiggeremo anche Hamas», ha scandito Netanyahu in tv, spiegando che quella che si apre «è una guerra per la nostra esistenza». Anche per questo il leader del Likud – da mesi bersaglio delle proteste di piazza per la contestatissima riforma della giustizia – ha fatto appello ai partiti dell’opposizione «per un governo di emergenza nazionale, senza precondizioni». «Il popolo è unito, lo dev’essere anche la leadership», ha aggiunto. Netanyahu ha poi ringraziato gli Usa per il sostegno garantito in queste ore – non solo a parole – allo Stato ebraico: «I nostri nemici capiscono bene il significato degli spostamenti navali statunitensi». E ha passato in rassegna gli obiettivi delle azioni israeliane nelle prossime ore: dalla «ripulitura dei villaggi lungo il confine» dai miliziani di Hamas al rafforzamento degli altri fronti, cioè il confine con il Libano e quello con la Cisgiordania. «Il nostro cuore è con gli ostaggi, israeliani e non, ebrei e non ebrei», ha concluso Netanyahu. «Ci vorrà pazienza, ma alla fine di questa campagna si capirà che Hamas ha compiuto un errore terribile ad attaccare Israele».

Il destino dei rapiti e le voci di negoziati

A frenare il progetto israeliano di un’incursione via terra dentro Gaza, o quanto meno a renderlo enormemente più complicato, è il destino delle decine di cittadini israeliani rapiti da Hamas durante l’incursione di sabato – soldati e civil, compresi donne e bambini. Stamattina Hamas ha comunicato che quattro dei “prigionieri” sarebbero stati uccisi dai raid israeliani su Gaza. Poi in serata la minaccia terroristica delle Brigate di procedere a macabre esecuzioni dei prigionieri. Ma anche la segnalazione da parte di un portavoce militare che l’esercito ha ora «le coordinate di tutti gli ostaggi israeliani a Gaza». Secondo quanto riporta la Reuters, il Qatar avrebbe aperto canali diplomatici per favorire un negoziati tra Israele e Hamas sul destino di tutti gli altri – in cambio, è l’ipotesi, della liberazione dalle carceri israeliane di 36 palestinesi. Un’indiscrezione smentita al momento da entrambe le parti in causa. «Non è previsto al momento alcuno scambio di prigionieri», ha fatto sapere Hamas, sostenendo come «nessun negoziato sia possibile» con Israele. «Non c’è alcun negoziato in corso», ha fatto sapere dal canto suo un funzionario israeliano citato dal Times of Israel.

La “bonifica” del Sud del Paese

Il portavoce dell’esercito Daniel Hagari ha annunciato che tutte le città confinanti con la striscia sono ora pienamente sotto il controllo israeliano, aggiungendo che gli scontri tra soldati e miliziani di Hamas delle ultime ore sono stati isolati. Hagari ha spiegato che sono stati uccisi 3 miliziani nell’area di Shaar Hanegev, uno nel villaggio di Beeri, 5 in quelli di Holit e Sufa e 4 ad Alumim per un totale di 13. «Al momento – ha sottolineato – non ci sono combattimenti in corso ma è possibile ci siano terroristi nell’area». Inoltre le brecce nella barriera difensiva saranno messe in sicurezza con i carri armati. Durante la notte l’esercito aveva fatto sapere che in sei località nel sud di Israele vicino alla frontiera erano in corso combattimenti con i miliziani di Hamas. Lo aveva detto il portavoce militare Daniel Hagari, citando le località di Beeri, Kfar Aza, Nirim e Alumim.

Il bombardamento al mercato

Ansa/Epa | I corpi di palestinesi morti durante i bombardamenti, ammassati davanti all’Ospedale di Gaza

Aerei israeliani hanno attaccato il mercato di prodotti ortofrutticoli a Jabalia, una località nel nord della Striscia di Gaza, in un momento in cui era affollato. A confermare l’informazione all’Ansa alcuni testimoni oculari, che hanno affermato che sul luogo dell’attacco ci sono decine di vittime. Successivamente, l’ospedale di Gaza ha comunicato che il numero dei morti ha superato le 50 persone. Secondo le stesse fonti, gli abitanti locali hanno immediatamente fornito assistenza ai feriti.

L’Ue pronta a azzerare i fondi ai palestinesi

Sul fronte diplomatico intanto si annovera oggi la prima conseguenza concreta dei fatti di sabato 7 ottobre sulla politica Ue. Di fronte alla possibilità che fondi europei destinati alla popolazione di Gaza siano finiti o finiscano nelle mani insanguinate di Hamas, l’Ue si appresta alla «sospensione immediata» dei pagamenti destinati alla popolazione palestinese, in attesa del riesame dei programmi di assistenza già messi in campo per un totale di 691 milioni di euro. Lo ha annunciato il commissario Ue all’Allargamento Oliver Varhelyi. «La portata del terrore e della brutalità contro Israele e il suo popolo è un punto di svolta. Le cose non possono andare come andavano di solito», ha sottolineato Varhelyi. Che guardando al futuro ha spiegato: «Tutte le nuove proposte di bilancio relativamente ai programmi per la popolazione palestinese, comprese quelle per il 2023, sono state rinviate fino a nuovo avviso. Ci sarà inoltre una valutazione completa dell’intero portafoglio», ha spiegato Varhely su X ricordando come la Commissione Ue sia «il maggiore donatore» al mondo a sostegno dei palestinesi. L’annuncio del commissario ungherese è giunto a sorpresa, come nota l’Ansa, visto che, nel punto quotidiano con la stampa i portavoce della Commissione non avevano parlato di sospensione dei pagamenti ma avevano spiegato che tutti i programmi di assistenza per i palestinesi sarebbero stati oggetto di valutazione nel Consiglio Affari Esteri convocato d’urgenza per domani – martedì 10 ottobre – dall’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell.

Gli scontri

Nella notte scorsa sono stati 70 i terroristi che si sono infiltrati in Israele. In totale nel paese «sono entrati circa mille palestinesi assetati di sangue, sono andati casa per casa, edificio per edificio per massacrare civili e militari israeliani. Sfortunatamente la cifra astronomica di 700 israeliani uccisi è destinata a non restare tale. Mai nella storia di Israele ci sono state tante vittime per un solo attacco», ha fatto sapere l’esercito in mattinata. Il portavoce dell’esercito aveva definito sabato 7 ottobre «di gran lunga la peggiore giornata nella storia di Israele». L’operazione contro Hamas «richiede più tempo del previsto», ha dichiarato il contrammiraglio Daniel Hagari, in una conferenza stampa. «Ci vuole più tempo di quanto ci aspettassimo per riportare le cose in una posizione difensiva e di sicurezza», ha affermato Hagari. Intanto scontri tra militari delle Forze della Difesa israeliana (Idf) e miliziani di Hamas sono in corso a Sderot, nel sud di Israele a un chilometro dalla Striscia di Gaza. Lo riporta l’emittente N12. Il comune di Sderot ha ordinato ai residenti della città di rimanere chiusi nelle loro case. In una nota l’autorità municipale ha detto che «dovete chiudervi immediatamente nelle vostre case, chiudere porte e finestre e non aprire a nessun estraneo».

Gli aerei

L’agenzia di stampa Reuters racconta che aerei da combattimento, elicotteri e artiglieria israeliani hanno colpito durante la notte oltre 500 obiettivi di Hamas e della Jihad islamica a Gaza. Israele ha richiamato circa 100.000 soldati, ha detto il portavoce militare, il tenente colonnello Jonathan Conricus. Diversi sono i cittadini americani uccisi da Hamas, ha confermato un portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca. La Thailandia ha affermato che 12 dei suoi connazionali sono stati uccisi e 11 rapiti. L’Ungheria ha evacuato 215 persone da Israele per via aerea durante la notte. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato domenica con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, offrendo «il mio pieno sostegno al popolo di Israele di fronte a un attacco senza precedenti e spaventoso da parte dei terroristi di Hamas».

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