Per Patrick Zaki c’è un solo serial killer nella guerra Hamas-Israele: Netanyahu

Nel lungo racconto sui social dell’attivista egiziano non c’è una sola immagine dell’attacco di Hamas e delle brutalità dei terroristi palestinesi sui civili israeliani

C’è un reporter speciale a raccontare da due giorni la guerra Hamas-Israele, ed è assai noto in Italia: Patrick Zaki, l’attivista dei diritti umani che grazie anche al governo italiano è stato liberato dalle prigioni egiziane e può vivere in libertà a Bologna. Sul suo account twitter Zaki posta sue considerazioni su cosa sta accadendo e rilancia notizie provenienti dal mondo arabo. Con una sentenza da lui firmata: c’è un solo serial killer in questi giorni: Benjamin Netanyahu.


Zaki infatti il 7 ottobre ha postato l’avviso del premier israeliano ai civili di Gaza di evacuare i palazzi che sarebbero stati bombardati dopo l’attacco di Hamas in territorio israeliano e lo ha commentato così: «Quando un serial killer cerca di convincere la comunità internazionale che rispetta le convenzioni internazionali, per legalizzare l’uccisione di civili… Dove possono andare!!!». Altri serial killer non ne vede l’attivista egiziano, e non ne fa vedere.


Anche perché nel lungo racconto di Zaki in tweet non c’è una sola immagine dell’attacco di Hamas, del rapimento di ragazzi e ragazze e della strage di suoi coetanei al rave party. Del brutale attacco l’attivista posta un solo video da un account arabo, dove si vede una donna con bambino disperata in mano a un gruppo di miliziani. Zaki traduce una voce che dice: «Non toccarla. Nessuno la toccherà, lei è una donna e ha figli, dalle le coperte e lascia che il mondo veda che siamo umani». Per chi segue le cronache di Zaki dunque in Israele Hamas sembra abbia compiuto una missione umanitaria, quasi fosse una ong destinata a salvare ebrei nel deserto.

Sarà perché l’attivista egiziano crede davvero in quel che posta, che poi rilancia un tweet assai critico con le cronache di giornata di media occidentali e con l’indignazione dei loro governi, pronti a dare solidarietà ad Israele. Ecco il pensiero che Zaki fa suo: «Non puoi sostenere i combattenti per la libertà in Ucraina, poiché resistono all’occupazione russa, ma non in Palestina, contro l’occupazione israeliana, a meno che tu non abbia coscienza. Osservando il governo, i media e gli esperti occidentali (e i sionisti arabi) oggi…».

Drammatiche invece le cronache di Zaki sulla reazione israeliana e i bombardamenti su Gaza, con il continuo aggiornamento di morti e feriti, e foto tenerissime di bambine che secondo lui sarebbero state uccise dai “sionisti”, accusando il governo israeliano di “crimini di guerra” anche per avere annunciato il taglio delle forniture di cibo, acqua, carburante ed elettricità alla striscia di Gaza.

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