Licenziato Gianluca Grimalda, il ricercatore che non voleva volare per non inquinare il mondo. «Farò ricorso»

ll Kiel Institut fuer Weltwirtschaft lo rivoleva subito in Europa e davanti alle assenze ha preferito risolvere il contratto. Lui: «I blocchi stradali, come quelli di Ultima generazione, io non li farò mai»

Alla fine quello che più si temeva è successo, Gianluca Grimalda, ricercatore del Kiel Institut fuer Weltwirtschaft (IfW) l’11 ottobre ha ricevuto la risoluzione del suo contratto da ricercatore. L’economista milanese si trova ancora in Papua Nuova Guinea, dove sta aspettando il cargo che prenderà per tornare a casa. Grimalda, al termine della sua ricerca, si è rifiutato di tornare in aereo, aveva chiesto mezzi alternativi per il rientro e perfino due mesi in più in Papua Nuova Guinea senza stipendio. La sua, una lotta non contro una fobia bensì contro l’uso di un mezzo di trasporto altamente inquinante, ha però trovato un muro da parte dell’istituto tedesco. Nulla da fare, è stato licenziato. Lo ha intervistato Repubblica. «Sono ancora un po’ scioccato. Non mi hanno neanche mandato una seconda convocazione -spiega – come sarebbe normale. Non hanno cambiato idea, io mi ero illuso per un po’ di sì. Mi hanno licenziato in tronco. Però farò ricorso. Anche se non penso di avere grandi chance». Su chi protesta contro il clima spiega: «ho letto molto anche su questa forma di militanza e c’è una ricerca che dice che le azioni più radicali in realtà fanno guadagnare consensi a movimenti più moderati come i Fridays for Future o Greenpeace». Niente occupazioni delle strade. «Ho capito che quando ho fatto uno sciopero della fame di tre giorni ho ottenuto molto più effetto che con l’occupazione dell’aeroporto. Insomma, i blocchi stradali, come quelli di Ultima generazione, io non li farò mai. Però con il mio licenziamento penso che sia cresciuta la mia credibilità personale. E questo è importante, per il mio futuro da attivista».


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